Expo vuol tagliare l’orto botanico «Il verde non tira, più tecnologia»

«L’orto non si addice ad Expo». Ora dalla sinistra è partito il coro demagogico contro una «colata di cemento» che non c’è. L’amministratore delegato della società Giuseppe Sala lo ha spiegato chiaramente nel giorno della sua audizione in commissione Expo, a Palazzo Marino: «Non stiamo modificando nulla negli spazi». Il problema è tutto di marketing, di filosofia. Il problema è come «vendere» l’evento. Un problema non da poco, la bigliettazione. Le cifre sono queste: 22 euro a biglietto per 20 milioni di visitatori con un numero di visite che dovrebbe oscillare dai 23 ai 28 milioni. Se tutto va bene si dovrebbero ricavare quei 530 milioni di euro su cui fondare l’auspicato pareggio di bilancio - un traguardo che per Sala è a portata di mano dopo i primi anni di perdite fisiologiche: nel 2011 saranno 22 milioni.
Dunque Sala è stato molto chiaro: «La mia opinione - ha spiegato davanti alla sala commissioni di Palazzo Marino - è che sarebbe un errore vendere Expo come un grande orto botanico». «Non c’è una conferma completa del progetto dell’orto botanico planetario» aveva detto qualche minuto prima davanti ai commissari della sinistra, che non vedevano l’ora di trovare spunti polemici in una relazione ineccepibile dal punto di vista tecnico e istituzionale. «Si tratta di una scelta di concretezza - ha aggiunto Sala - che nasce dalla discussione con il Bie e con gli altri Paesi, per una logica più attrattiva, per far sì che vengano più nazioni possibile». «I visitatori devono venire a Milano per vedere qualcosa di unico, non qualcosa che possono vedere a cento chilometri di distanza».
Insomma senza stravolgimenti, il problema è fare dell’Expo un evento davvero attrattivo per i milioni di potenziali (e necessari) visitatori: «L’Expo è sempre stata una finestra sul futuro - ha spiegato ancora - credo che dobbiamo dare un’immagine orientata al futuro, nel rispetto del tema». Il tema che alla candidatura di Milano è valsa la vittoria contro la rivale Smirne: «Nutrire il pianeta, energia per la vita». Dunque l’alimentazione. «Penso - ha detto Sala per fare un’esempio - a un padiglione che ospiti il supermarket del futuro, o ai cibi del futuro», senza spingersi fino ai contestati ogm, gli organismi geneticamente modificati.
Archiviato, almeno nelle previsioni, il tema del pareggio di bilancio: secondo gli organizzatori i 20 milioni di visitatori sono una cifra realistica anche in base ai numero di edizioni poco fortunate come Hannover, e alcune stime sarebbero sottovalutare, per esempio i ricavi del merchandising. Il vero nodo sono le aree, i tempi e le regole. Da derogare, intanto, secondo la società, è il tetto del 4% alle spese.
Quanto alle opere sul sito, la prima gara - sulla rimozione delle interferenze - dovrebbe partire a giugno», perché «un paio di mesi di ritardo ce li abbiamo», ha detto Sala, e sul problema della visita del Papa nel 2012 ha spiegato che «stiamo immaginando di dividere la gara in due tranche per rendere possibile la visita» e «non sono cosi irresponsabile di portare la curia su un evento così importante in una logica non certa». L’importo per la prima gara è di 90 milioni, e le macchine si muoveranno a ottobre».

Le opere per il sito ammontano a un miliardo e 746 milioni: 1,2 miliardi per le infrastrutture, 90 milioni sulla ricettività, 290 sulle vie d’acqua e 90 per le vie di terra. Saranno coperte dallo Stato per 833 milioni, per 260 milioni dai privati e per 653 dagli enti locali, per quote da 109 milioni per Provincia e Camera di commercio e il doppio per Comune e Regione.

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