Il piano di rientro della finanza regionale malgrado abbia ricevuto nellultimo anno e mezzo bocciature a ripetizione dal ministero dellEconomia continua a non tener conto di quanto pesano gli extra nella sanità. Si parla di un volume di risorse economiche sui 180 milioni annui non inerente allofferta assistenziale. Anzi spesso sono spese di facciata anche se la cifra, spalmata sulla ventina di aziende sanitarie laziali, è cospicua.
Si tratterebbe poi di una stima al ribasso che viene descritta dai medici ospedalieri (Cimo) per indicare il volume dei contratti di consulenza, locazione, ristrutturazioni edilizie poco trasparenti e con tempi infiniti, esternalizzazione dei servizi e spese legali. «Impegni che potrebbero essere evitati se i manager programmassero le attività sanitarie utilizzando professionalità e spazi interni - precisa il segretario regionale Cimo, Giuseppe Lavra - e si avvalessero di consulenze esterne solo nel caso di professionalità». I dirigenti a contratto, invece, sono circa un centinaio oltre ai collaboratori di fiducia e per la retribuzione ogni azienda spende annualmente almeno un milione di euro. «Ci sono casi come lAsl di Latina dove - chiosa Lavra - lintero comparto amministrativo è formato da dirigenza a contratto: dal direttore del bilancio, al personale, agli affari generali».
Per quanto riguarda i contenziosi legali si sta dentro al milione di euro. Così come per la gestione esternalizzata dei servizi. Agli Ifo la cooperativa Natuna si occupa di pulizia e segretariato per un milione e 200mila euro. Ci sono poi i contratti di locazione esterni alle sedi aziendali: complessivamente le Asl spendono 80 milioni lanno e 2 milioni di euro per le ristrutturazione edilizie. Ma il cruccio di questultimo dispendio di risorse sta nelle durata dei lavori: dai 7 ai 10 anni in media.
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