La querelle Fia-Fota comincia il 17 marzo scorso quando la Federazione annuncia per il 2010 un tetto spese di 30 milioni di sterline oltre a un nuovo sistema di punteggi a partire da questa stagione (sarà campione chi vince più gare, non chi fa più punti). Davanti alle preoccupazioni della Fota, Mosley fa un passo indietro: budget cap a 40 milioni di sterline e nuovi punteggi congelati a data da destinarsi. Ma la situazione rimane in stallo.
Siamo al 12 maggio quando, dopo l’affondo di Mosley («La F1 può andare avanti senza la Ferrari»), il cavallino con Toyota, Renault, Red Bull e Toro Rosso annunciano di non volersi iscrivere al mondiale 2010 a meno di un cambio delle regole. Otto giorni dopo il Tribunale delle Grande Istanze di Parigi rigetta il ricorso della Ferrari, che voleva il blocco dei regolamenti.
Il 25 maggio la Williams si iscrive al mondiale 2010, senza riserva, e viene sospesa dalla Fota. La segue a ruota la Force India: sembra che l’associazione dei team sia in difficoltà. Così, quando la Fia pubblica la lista delle squadre per la prossima stagione (includendo la Ferrari senza riserve), si cerca di arrivare a un compromesso ma senza risultati.
È ormai metà giugno quando la Fia propone: «Iscrivetevi, poi vediamo se e cosa cambiare». La Fota, compatta, rifiuta. Arriva la doppia minaccia di Mosley: «Vi faccio causa e mi ricandido alla presidenza della Federazione». Sembrava l’ultimo strappo, quello definitivo. Fino a ieri.
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