«La F1 tornerà sulle piste storiche»

La Fota il giorno dopo. Lunga riunione al mattino, conferenza stampa all’ora di pranzo, nei dintorni dell’aeroporto di Bologna. Gli otto rappresentanti dei team, guidati da Luca Cordero di Montezemolo, hanno lanciato un addio a Mosley («Ha lavorato benissimo per la sicurezza e ha fatto bene a fare un passo indietro, gli facciamo i nostri auguri, speriamo in un prossimo presidente della Fia indipendente e sereno»). Poi si è parlato del futuro della F1, senza entrare troppo nei dettagli.
«Mi piace l’idea di poter schierare tre vetture», ha detto Montezemolo. Frase che ha subito scatenato una ridda di ipotesi e di domande: «Una Ferrari anche per Rossi? A Valentino sono brillati gli occhi quando se ne è parlato». Risposta: «Abbiamo in mente anche dei nomi, lui ha fatto bene a illuminare lo sguardo». Frase abbastanza sibillina, anche perché c’è sempre un certo Fernando Alonso alla porta di Maranello. Si vedrà, considerando che il fuoriclasse delle moto ieri ha ribadito: «Sportivamente parlando sarebbe bello ma è molto difficile. La mia grande occasione è passata nel 2006. Ora sono troppo vecchio...».
Il presidente del Cavallino ha anche ribadito i risultati ottenuti, cioè la stabilità, il ritorno alle regole serie, la riduzione dei costi e la possibilità di lavorare con piani a lunga scadenza. A questo proposito Flavio Briatore ha rivelato qualche particolare sulle intenzioni della Fota per i prossimi campionati: «Una forbice fra 17 e 20 gare all’anno. Il ritorno ai circuiti soprattutto quelli europei che hanno la cultura dello sport automobilistico lasciando le cattedrali nei deserti.

Benissimo un GP cittadino a Roma, vogliamo tornare se possibile anche negli Usa e in Canada».
Incerta invece la sorte delle tre nuove squadre iscritte. Manor, USF1 e Campos dovranno dimostrare di poter rimanere a lungo nel circus e di avere i mezzi per andare avanti. Non sarà facile.

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