Faenza: «Il nostro cinema deve esportare di più in Usa»

Dopo il successo della rassegna, il cineasta è convinto che il prodotto nazionale possa sfondare oltreoceano: «Ma occorre trovare i distributori»

Mariuccia Chiantaretto

da Washington

Sono venuti, sono montati in cattedra ed hanno ottenuto la piena approvazione del pubblico americano che vorrebbe più film senza mostri e tutti quegli effetti speciali che non dicono nulla. I vip presenti alla rassegna Washington-Italia, il film festival ideato e realizzato da Pascal Vicedomini sotto l’ auspicio dell’Istituto Capri nel Mondo, sono entusiasti dell’ accoglienza del pubblico americano. I registi Roberto Faenza, Roberto D’Alatri, Maurizio Nichetti e Lamberto Lambertini, presi d’assalto dagli studenti della Georgetown University e della Maryland University hanno illustrato ai giovani come creatività, orgoglio e stile trasformino una pellicola in argomento di conversazione e dibattito. Ai ragazzi rammaricati di aver poco da imparare da certi film spettacolari e fatti di effetti speciali di Hollywood, i registi italiani hanno spiegato il segreto del piccolo cinema made in Italy: nasce dall’osservazione dei comportamenti umani.
Nell’ambito del Washington Italia Film Fest che si è tenuto nel complesso di Sale Lowes nel quartiere di Georgetown sono stati mostrati al pubblico americano trentasei film. Gli autori italiani e l’attore Franco Nero, che col suo Forever Blues ha inaugurato la rassegna, si sono avvicendati per spiegare al pubblico le loro pellicole. La notorietà di Nero, nonché le anticipazioni sulla bellezza di Forever Blues hanno costretto l’organizzazione di Washington Italia a chiedere alla direzione del Lowes l’uso di una seconda sala. Gli spettatori in fila per vedere il film sul ragazzino autistico che imparava ad amare la musica e che è tanto piaciuto ai bambini erano più di cinquecento. Alla conferenza stampa oltre ai registi erano presenti anche gli attori Giammarco Tognazzi, Eleonora Brigliadori, Anna Falchi e Isabel Russinova.
Dopo la presentazione del film Alla luce del sole sulla vita e morte di Don Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993, Faenza si è detto molto soddisfatto dell’accoglienza del pubblico americano: «Washington Italia è l’unica organizzazione che ci dà modo di presentarci e cercare un distributore all’estero. Per un film straordinario come La vita è bella che ha ottenuto l’Oscar, ve ne sono diversi altri altrettanto riusciti che all’estero non riescono a sfondare. La differenza sta nel fatto che il film di Benigni aveva alle spalle un distributore come Miramax».

Faenza, buon conoscitore dell’America e di Washington dove negli anni Settanta ha insegnato comunicazione all’università, è convinto che il cinema italiano abbia un grande potenziale in Usa: «Qui solo il due per cento dei film viene dall’estero. Invece abbiamo constatato che la gente vorrebbe vedere un maggior numero di pellicole d’importazione per pensare e discutere».

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