Gambizzato a Casalpalocco, arrestati gli attentatori. Per scongiurare una guerra di mafia era intervenuta la camorra del clan di Michele Senese, «O Pazzo». Tramite il boss di Ostia Carmine Fasciani, R.G., 46 anni, e R.D.S., 51 anni, avevano evitato la reazione dei siciliani del gruppo Cuntrera-Caruana-Caldarella. Ma «Cappottone» e «Nasone» non avevano fatto i conti con la Direzione distrettuale antimafia, allarmata dallepisodio solo allapparenza di poco conto. Sono le 13 quando, il 20 settembre 2007 dallIsola 46 di Palocco qualcuno telefona al 112. Un uomo sanguinante a terra e una Mercedes in fuga verso la Colombo. Sullasfalto sette bossoli esplosi da una pistola semiautomatica. La vittima è Vito Triassi, 53 anni, sorvegliato speciale, originario con il fratello Vincenzo di Porto Empedocle. Stessa provincia, lagrigentino, della famiglia più potente del narcotraffico mondiale: quella dei fratelli Gaspare e Pasquale Cuntrera di Siculiana. Per la Dda Triassi avrebbe favorito la fuga in Spagna di Pasquale, scarcerato con un cavillo e scomparso dal rifugio dorato di Ostia. Quello del 2007 è il secondo attentato subìto da Vito: il primo in viale Isole del Capoverde il 22 maggio 2006. Sono avvertimenti di grosso calibro «per il controllo del territorio», chiosano gli inquirenti. Vito non parla, non ricorda, non ha idea di chi possa essere stato. Di altro tenore le discussioni con il fratello nel salotto di una loro abitazione. I due sono prudenti, parlano dopo aver spento i cellulari. Ma non basta. Sono le microspie piazzate dai carabinieri di Ostia a «fare» nomi e cognomi.
Una storia di sangue lunga ventanni, dagli omicidi Addis, Riva e Blandina a quello di Paolo Frau. Nel 2002, dopo leliminazione di «Paoletto», cresciuto nella banda di Maurizio Abbatino ed Enrico de' Pedis, sul mare di Roma le cose si mettono male. Mentre lantimafia cerca le prove per arrestare i responsabili, ad Acilia viene ucciso Emidio Salomone, un personaggio di spessore, dello stesso ambiente in cui maturano gli attentati. Sarà un caso ma nel 1991 Salomone è nellauto di Pietro Sante Corsello, altro trafficante di droga della banda della Magliana, quando questi viene ucciso da un gruppo di narcos «emergenti». Saranno le rivelazioni del superpentito Raoul Riva a spiegare i dettagli del piano per eliminare il boss. Corsello? No, Vincenzo Carnovale, il «Coniglio», scampato per miracolo all'agguato ideato da quattro ragazzi davanti a un piatto di fettuccine in una trattoria di Ostia Antica. Riva, fratello di Gianluca ucciso nel luglio 1996 a Ostia, è un fiume in piena. «Carnovale era un ingordo, doveva morire», dirà raccontando della spartizione di soldi estorti. Nella Saab di Corsello, oltre alla vittima, ci sono Carnovale, Salomone e due killer venuti dalla Versilia, Dante Del Santo e Alessio Gozzani. I cinque vengono inseguiti sulla via del Mare dallex Nar Ottorino Addis (ucciso cinque anni dopo sempre a Ostia) e dai complici. I colpi infrangono i finestrini della Saab. Carnovale, ferito. fugge, Corsello muore. Le armi, sempre secondo Riva, vengono gettate da Addis nel Tevere dal ponte della Scafa e mai ritrovate. Fra i sicari, secondo il pentito, gli stessi due personaggi, oggi accusati dellattentato a Triassi. Le rivelazioni di Riva sono una «bomba» tanto che il pm antimafia Andrea De Gasperis spicca 38 ordini di cattura. È il 15 maggio del 1998. Il processo Corsello, avviato nove anni dopo il delitto, porta sul banco degli imputati R.G. e R.D.S. Ma le parole di Riva non bastano e i due vengono prosciolti per non aver commesso il fatto. Altri dodici anni di indagini incrociate fra squadra mobile, Ros e Dda non approdano a nulla. Con loperazione «bravi ragazzi» i carabinieri denunciano anche il 43enne proprietario della Mercedes usata per il raid punitivo, F.S.
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