da Roma
Ogni tanto Hollywood ci riprova col western classico, poi si pente. Guardate cosa sta succedendo a The assassination of Jesse James by the coward Robert Ford. Titolo chilometrico per un filmone epico, appena revisionista, costruita sul fascino carismatico di Brad Pitt. Capelli scuriti, barbetta, Colt 45 che escono da tutte le parti, il divo s'è divertito a indossare i panni del bandito più famoso del West, l'outlaw celebrato da una ventina di film, il Robin Hood del Missouri, insomma il fuorilegge sudista ucciso a tradimento il 3 aprile 1882, dall'amico e sodale Robert Ford, appunto «il codardo», mentre sistemava un quadro alla parete.
Sembra che Pitt, già aduso a maneggiare Winchester e a cavalcare libero e selvaggio dai tempi di Vento di passioni, non vedesse l'ora di rimettersi stivali e spolverino. Il genere sarà pure considerato veleno per botteghini, eppure non c'è attore di grido che a un certo punto della carriera non abbia provato a rilanciare il mito della Frontiera (Tom Cruise, Viggo Mortensen, Tobey Maguire, soprattutto Kevin Costner, il più tenace, al quale si deve l'ottimo Terra di confine). Così, sfidando il parere generale, il bel Pitt mise in cantiere il suo film su Jesse James, affidandone la regia all'australiano Andrew Dominik, regista del curioso Chopper, e chiamando attorno a sé un gruppetto di bravi attori: da Casey Affleck, fratello di Ben, a Sam Rockwell, da Sam Shepard a Mary-Louise Parker.
Girato nell'autunno 2005 tra i panorami canadesi di Calgary, The assassination of Jesse James, doveva essere pronto per settembre 2006. Molti festival lo volevano, anche la Festa di Roma ci fece un pensierino. Invece, niente. «Problemi di post-produzione», scrisse la stampa specializzata americana. In effetti, dopo aver visto il primo montaggio, è stato lo stesso Pitt, deluso dal risultato, a imporre uno stop al film, distribuito dalla Warner Bros. Risultato: forse The assassination si vedrà a ottobre-novembre 2007, forse solo in dvd. Intanto l'attore, rilanciato da Babel, s'è dedicato al corale Ocean's Thirteen, mentre lo attendono altri due progetti: The curious case of Benjamin Button e State of play.
Paolo Ferrari, responsabile di Warner Bros. Italia, spiega di non saperne ancora niente. «Ho visto qualche foto e un trailer di pochi secondi. Sono curioso, Pitt è attore eclettico, ma non mi nascondo le difficoltà. Il western non piace alle donne, e neanche ai ragazzi. Ricordo l'esperienza di Wyatt Earp di Kasdan, con Costner: bellissimo ma disertato dal pubblico. L'unico caso in controtendenza rimane Gli spietati di Eastwood, specie dopo l'Oscar».
E pensare che anche Bruce Springsteen, nel suo acclamato cd in onore di Pete Seeger, rispolvera la mitica canzone Jesse James, la cui seconda strofa trafigge proprio «that dirty little coward», Robert Ford, l'uomo «che aveva mangiato il pane e dormito nel letto di Jesse prima di spedirlo nella tomba». D'altro canto, da Ho ucciso Jesse James di Samuel Fuller a I cavalieri dalle lunghe ombre di Walter Hill, passando per Jess il bandito con Tyrone Power, non si contano i film che dagli anni Cinquanta in poi hanno riproposto la leggenda del fuorilegge confederato morto trentacinquenne. Abile propalatore del proprio mito, con la complicità del giornalista-scrittore John Edwards, Jesse James fu, a seconda dei punti di vista, un raddrizzatorti dalla parte dei poveracci o un criminale sanguinario vicino al Ku-Klux-Klan. Nondimeno, resta un monumento dell'epopea del West (a chi volesse saperne di più consigliamo di leggere il bel libro di T. J. Stiles pubblicato dal Saggiatore, Jesse James, storia del bandito ribelle).
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