Non chiediamoci lo scontrino tra di noi visto che neanche la Finanza, neanche tutta l’Agenzia delle entrate, neanche Attilio Befera in persona, possono più chiedercelo. Sembra strano, ma esiste una legge liberale, con la quale è stato disposto che i cittadini non sono tenuti a fare i finanzieri di complemento ogni volta che comprano qualcosa, anche se non la conosce nessuno.
E appunto, continuiamo a chiederci gli scontrini. Anche quello del cotechino o quello del barbiere, come nel caso delle recenti sobrie spese del premier. Battuta idiota: in tempi di maggioranze che in realtà non sono proprio maggioranze ma, trovandosi a essere tanti in Parlamento hanno deciso di sostenere il governo, non c’è più lo scontro politico e bisogna accontentarsi dello scontrino. Vabbè, torniamo allo scontrino fiscale. Venne introdotto negli anni ’ 80, quando si decise di fare la lotta all’evasione. E venne subito presentato con tutto l’armamentario minaccioso tipico del legislatore italiano. E quindi: controlli, obblighi e soprattutto multe. Per tutti: negoziante e acquirente.
Ricordo un caso proprio nel primo anno di vita del Tg5 , il 1992, in cui un bambino in un piccolo paese della Basilicata venne multato perché non poté esibire lo scontrino dopo l’acquisto di un pacchetto di patatine da 100 lire (più o meno 5 centesimi di euro). Titolo di apertura al Tg, titoloni sui giornali il giorno dopo, e qualche polemica a seguire. Ovviamente c’era il partito di chi vedeva nella rivelazione di quella vicenda grottesca il tentativo di avviare una campagna di sputtanamento verso uno strumento prezioso nella lotta all’evasione (a proposito e se provassimo a cambiare terminologia, così tanto per fare del marketing politico, e parlare, che so, invece che di lotta di ricerca della contribuzione). Il dibattito durò poco e l’obbligo rimase. Poi, in modo tortuoso e ovviamente partendo da una norma provvisoria, l’obbligo è saltato.
Ma, fatto incredibile, non ne ha parlato quasi nessuno. Siamo nel 2003, arriva non so che legge con misure temporanee, esattamente due anni, per mettersi in pace col Fisco. Passati i due anni la parte transitoria (incredibilmente) sparisce, ma alcune norme restano, e tra queste c’era l’abolizione della punibilità per il cliente sorpreso senza scontrino. Restava, beninteso, l’obbligo per il commerciante di emetterlo e di conservarlo per un po’ di tempo, ma il cliente veniva del tutto sollevato da qualunque responsabilità. Bene no? Lo si può chiedere, si può verificare che la cassa faccia il suo dovere, ma chi compra non è passibile di multa. Mentre la Finanza può entrare, sorprendere, richiedere il pezzo di carta e multare senza pietà il negoziante omissivo.
Eppure, sembrerà strano dopo i blitz cortinesi, vengo regolarmente inseguito da commercianti che vogliono darmi lo scontrino. E io dico che non lo voglio, che sono contento se lo hanno emesso, che è un bello scontrino, ma non lo voglio. Loro insistono come padroni di casa cerimoniosi che ti vogliono ingozzare. E si arrabbiano pure ai miei rifiuti. Ma io non lo voglio il pezzo di carta, che poi non è neanche proprio carta, perché ho scoperto che, dopo il trattamento speciale ricevuto, non va smaltito nel normale contenitore della carta, ma in un altro che non saprei indicare. All’Agenzia delle entrate precisano che sì il cliente non è passibile di multa ma diventa corresponsabile, certo solo moralmente a meno che non sia provato il dolo, se non controlla cosa c’è scritto sullo scontrino emesso.
Ma che vuol dire? Uno può sbagliarsi, non ricordare bene il prezzo, specialmente per piccolissime spese (e che ne so se il resto è mancia, o chi ha pagato il caffè a chi?). Mentre è chiaro che se andate a comprare un oggetto costoso lo scontrino ve lo tenete eccome perché serve a chiedere il rimborso in caso di merce difettosa.
Che poi, visto che i controlli sono in capo a loro, i commercianti farebbero bene a tenerseli sti benedetti scontrini. Eppure niente da fare.
Una legge liberale, che rende la vita più semplice, senza inficiare, mi sembra, la giusta ricerca di una maggiore contribuzione, non la vuole applicare nessuno... E vabbè. Amiamo i divieti? Vogliamo gli obblighi? Adoriamo le multe? Bè, forse, è su queste domande che andrebbe aperto il dibattito. E non sarebbe banale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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