«Famiglia Cristiana»: ora si può cambiare la legge sull’aborto

da Roma

«Oggi in Parlamento ci sono i numeri per sgretolare il “mito della 194”». Un messaggio chiaro e diretto, senza giri di parole né atteggiamenti diplomatici, quello che compare sull’editoriale del prossimo numero di «Famiglia Cristiana», il settimanale dei paolini, che oggi molto più di un tempo rispecchia gli umori della Segreteria di Stato vaticana e della Cei e che sottolinea l’esistenza di «una maggioranza trasversale che, in primo luogo, fa appello ai politici cattolici». Maggioranza in grado di «sgretolare» non la legge abortista quanto il suo «mito», vale a dire la sua immutabilità e la tendenza a considerare qualsiasi verifica sull’argomento come un reato di lesa maestà ai diritti inalienabili delle donne. Il settimanale cattolico va oltre l’idea del «tagliando» alla legge 194, ribadito più volte da esponenti del Pdl, i quali parlavano della necessità di una piena applicazione delle norme, anche di quelle generalmente disattese che riguardano la tutela della maternità e gli aiuti concreti tesi a permettere alle donne di non abortire. «Famiglia Cristiana» ritiene che sia ora di sgretolare il «mito», ma soprattutto che si ora di fare anche qualche cambiamento alla legge.
«Oggi - si legge nell’editoriale - non è più sufficiente proporre una migliore applicazione senza toccare nulla dal punto di vista legislativo. Tutti ormai, se si escludono frange femministe fuori dalla storia, Pannella e la solita rumorosa pattuglia radicale (sempre più esigua), hanno abbandonato la vecchia formula che l’aborto è “questione di coscienza”, affare privato che non attiene alla sfera del bene comune».
«In Parlamento - prosegue il settimanale cattolico - ci sono i numeri per sgretolare il “mito della 194”. Si tratta di una maggioranza trasversale che, in primo luogo, fa appello ai politici cattolici».
Secondo «Famiglia Cristiana», oggi in Italia, «dopo quasi cinque milioni di aborti», cresce la «preferenza per la nascita». «Le motivazioni non sono tanto d’ordine morale ed etico: negli anni Settanta incombeva la paura della sovrappopolazione, oggi siamo all’inverno demografico, che fa dell’Italia il Paese più anziano al mondo, assieme al Giappone. La 194 vi ha sicuramente contribuito, lo dicono i numeri. Eppure, non si riesce a trovare una strada per rivedere questa legge: un tabù intoccabile, in un Paese dove si cambia perfino la Costituzione».
Il settimanale paolino ribadisce che «l’aborto è un fatto di rilevanza pubblica e politica» e che «la libertà di non abortire va codificata a partire dalla dichiarazione che l’essere umano è tale fin dal concepimento (non dopo un numero di settimane stabilito per legge). E anche i consultori vanno riformati: più che aiutare la vita, oggi certificano solo l’aborto».
Rivedere, migliorare, cambiare. Il segnale che arriva da «Famiglia Cristiana» è chiaro, come chiaro è l’appello alla maggioranza trasversale, a quei «numeri» che in questa legislatura, anche per la mutata composizione della compagine parlamentare, potrebbero consentire di affrontare il tema al di là del «mito». La scorsa settimana era stato Benedetto XVI, ricevendo il Movimento per la vita, a osservare che la legge abortista «non solo non ha risolto i problemi che affliggono molte donne e non pochi nuclei familiari, ma ha aperto una ulteriore ferita» nella società.


L’appello del settimanale non è caduto nel vuoto. «La legge 194 va rivista e migliorata», dichiara Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera e deputato del Pdl, «dopo trenta anni occorre una verifica della normativa che rischia di non essere più attuale».

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