Una famiglia su due non sa cosa sia Internet

L’errore, in cui cadiamo spesso noi cittadini, è quello di pensare al mondo come lo vediamo appunto dai marciapiedi e dalle finestre delle città in cui viviamo. Un’immagine cittadinocentrica, per così dire. E dunque, se abbiamo un pc a casa nostra - esempio - e magari ce l’abbiamo da diversi anni, diamo per scontato che ce l’abbiano certamente - quasi certamente - anche a Casalpalocco o a Casalpusterlengo, per stare solo ai casali. O non si era detto che viviamo ormai in un villaggio globale, e quel che so io lo sai anche tu, e le informazioni sono fondamentali al moderno viver civile, e dunque come fai se non hai internet?
Ecco, si scopre che non è così. Si scopre, al contrario, che le famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 64 anni che possiedono una connessione alla banda larga sono solo il 49 per cento, rispetto alla media europea del 61 per cento. Qualcuno messo peggio di noi naturalmente c’è sempre, ma bisogna andare dalle parti dei Balcani: in Grecia, in Bulgaria, in Romania, a casa dei nostri cugini poveri.
Il dato, che pare alquanto incontrovertibile, arriva da una indagine dell’Istat condotta all’inizio dell’anno dal titolo “Cittadini e nuove tecnologie”. «Vicini all’Italia - si legge nel mortificante verbale dell’Istat - troviamo la Spagna (59%) e la Lettonia (60%), mentre Olanda, Lussemburgo, Svezia e Danimarca registrano un tasso di penetrazione che supera l’86%», con una crescita nell’accesso ad Internet pari all’11,3%. Un motivo di consolazione, a voler guardare, c’è. Ed è questo: nonostante l’Italia resti laggiù, a fare il fanale di coda, siamo tra i Paesi, insieme alla Grecia, che registrano la crescita maggiore nell’accesso a internet mediante banda larga. Insomma, la volontà ci sarebbe, anzi c’è. Ma tocca essere realisti, e convincerci che recuperare il tempo perduto (il gap, diremmo...) sarà dura, considerando che la percentuale di famiglie con almeno un componente tra i 16 e i 64 anni che possiede un accesso ad internet da casa ci colloca al ventesimo posto, con un tasso di penetrazione del 59% rispetto alla media europea del 70%.
Sui capitoli Tv e cellulare però non ci batte nessuno. Sono questi gli oggetti del desiderio tecnologico più amati dagli italiani, anche se rispetto al 2009 perdono qualche decimale. Entrano a vele spiegate nella graduatoria 2010, oltre al decoder digitale terreste, anche l’antenna parabolica e le diverse consolle per videogiochi. Fortissimo vanno anche il lettore dvd, che supera il videoregistratore, suo antenato, e la videocamera.
Scoprono l’acqua calda, i ricercatori dell’Istat, quando ci informano che la presenza, in una famiglia, di un minorenne, significa (quasi) automaticamente voglia di tecnologia, mentre invece nelle case degli anziani si fa volentieri a meno (e forse neppure si sente tanto la mancanza) di tanta dovizia informatica e tecnologica.
I numeri sono questi. L’81,8 per cento delle famiglie con un minorenne che ciondola per casa possiede il personal computer, il 74,7 per cento dispone di un accesso ad internet e il 63 per cento vanta una connessione a banda larga.
Come sempre, naturalmente, ci sono due Italie. Tra il 2009 e il 2010, rimane stabile il divario tecnologico tra il Nord e il Sud del Paese, mentre si riducono le differenze sociali per quasi tutti i beni tecnologici considerati. Il che vuol dire, ad esempio, che la quota di famiglie con capofamiglia dirigente, imprenditore o libero professionista che possiedono l’accesso ad internet passa dal 78,6 per cento all’84,2 per cento (+7,1 per cento) mentre tra quelle con capofamiglia operaio passa dal 49,4 per cento al 59,4 per cento (+20,2 per cento).
Pensavamo, noi con la visione cittadinocentrica, che tra i motivi per cui le famiglie non possiedono un accesso a internet (magari nei paesi più sperduti del Sud, o del Nord) ci fosse, al primo posto, una questione economica. Si scopre invece che prima di una faccenda di denari ce n’è una, per così dire, ideologica. Parrà bizzarro, ma la verità è che per molti il pc (“inutile”, “non interessante”)è ancora un oggetto misterioso, un affare che molti guardano con diffidenza.
Fare a meno di un computer, se si appartiene alla popolazione attiva, pare tuttavia oggettivamente difficile. Anche se non sono sempre rose e fiori.

Il 76,3 per cento degli individui di 14 anni e più che hanno usato internet nei 12 mesi precedenti l’intervista, ha dichiarato infatti di aver avuto almeno un problema di sicurezza: ricevere e-mail indesiderate (52,9 per cento) o avere il computer infettato da virus.

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