Le famiglie dei bimbi malati hanno una casa vista mare

Francesco ha due anni, si aggrappa alle sbarre del lettino e sorride. Non è spensierato, perché un bimbo ricoverato da mesi non può esserlo, ma è felice. Questo perché può contare sulla vicinanza dei genitori, che alloggiano accanto all’ospedale in un posto dove lui, quando i medici glielo consentono, va a giocare dimenticandosi dei suoi problemi. Questo posto è la Casa Ronald del Bambino Gesù di Palidoro, vicino a Fiumicino, una delle strutture per famiglie con figli malati e lungodegenti.
La vita di una mamma e un papà con un figlio in ospedale è dura. Oltre alla sofferenza, si presentano problemi logistici per chi è costretto a viaggiare. Nei grandi ospedali pediatrici come il Bambino Gesù, infatti, vengono ricoverati bambini che nelle città di origine non possono usufruire delle cure di cui hanno bisogno, spesso troppo specifiche. Gli ospedali ospitano gli ammalati ma non i genitori che, così, devono trovarsi un alloggio. Non tutti possono permettersi l’albergo, soprattutto se le notti di ricovero diventano settimane e poi mesi, e si finisce in una città cara come Roma. E così chi riesce dorme in macchina. In hotel si va ogni tanto, magari quando la doccia non è più rimandabile.
Ci sono però delle strutture che offrono una sistemazione e sono di grande aiuto. Alcune si trovano in istituti religiosi e sono gestite da suore. Da quelle domenicane, ad esempio, ci sono stanze con bagno in camera e tv vicino al policlinico Gemelli, a 29 euro a notte, cifra decisamente più abbordabile rispetto al costo di una stanza in hotel. Un’altra interessante iniziativa è stata presa dall’Associazione Amico che mette a disposizione per i familiari dei malati del Policlinico Umberto I degli appartamenti, dove le stanze e i bagni sono in comune tra tutti gli ospiti: l’unica divisione è tra uomini e donne. In cambio si lascia un’offerta libera.
Dal 2008 è stata aperta a Palidoro una Casa Ronald, a due passi dal Bambin Gesù. Dalle finestre si vede il mare. «Per noi è una manna dal cielo, anche perché l'ospedale è sperduto», racconta Emanuela, la mamma di Francesco. Con il marito ha passato cinque mesi a Roma per stare vicino al figlio: «Veniamo dalla provincia di Lecce, l’alternativa era l’albergo, scomodo e costoso. Qua inoltre abbiamo trovato un ambiente confortevole, sono tutti disponibili e il bambino può stare con noi nel weekend, quando ha a disposizione una stanza con i giochi». Le fa eco Paola, un’altra mamma che arriva dalla Sardegna: «Casa Ronald è molto accogliente e offre tanti servizi, come il bagno in camera con doccia, cucine, lavatrici e spazi comuni per socializzare. E si spende poco, 10 euro a notte».
Di case Ronald ce ne sono altre due in Italia, a Brescia e San Giovanni Rotondo, altre apriranno a Milano e Firenze. Tante ce ne sono negli Stati Uniti dove sono state costruite dagli anni Settanta, grazie all’idea dei ristoranti fast-food McDonald’s. La catena di fast food americana è la principale finanziatrice delle case, attraverso le donazioni fatte dai proprietari dei ristoranti e le offerte lasciate dai clienti nelle cassette vicino alle casse dei ristoranti.
Federico Bresciani è il presidente della Casa Ronald di Palidoro, che nell’ultimo anno ha ospitato 2500 persone: «Non è pensata per essere un albergo ma una vera e propria casa lontano da casa. Così, oltre a risolvere l’aspetto logistico dei genitori, che arrivano anche dall’estero, diamo più serenità ai malati». E da alcune frasi del «Libro dei pensieri» scritto da bimbi e genitori della casa si capisce che è vero. «Pensavo di avere una casa e invece ho scoperto di averne due. I viaggi della speranza adesso sono meno dolorosi sapendo di poter trascorrere dei bei momenti con persone amiche», scrive un papà.

«Ci siamo trasferiti da Trapani a Roma per lunghi periodi, abbiamo lasciato la nostra famiglia ma ne abbiamo trovato un’altra», e ancora, «Alex è contento che è guarito e ha preso tutto ciò come una vacanza». In fondo se si chiede a un bambino cosa è una casa, vi dirà: mamma e papà.

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