Famiglie, imprese e banche: già stanziati quasi 70 miliardi Il totale delle risorse a tutela del lavoro, della produttività e del credito contenute in cinque diversi provvedimenti varati per i settori strategici

Roma«Soldi verissimi», ha detto il premier Silvio Berlusconi replicando alla presidente degli industriali. Quella di Emma Marcegaglia era probabilmente una richiesta di maggiori risorse. Pressione legittima e forse scontata visto che a farla è stata la leader degli imprenditori. Ma il presidente del Consiglio ha preso talmente sul serio l’appello di Confindustria a mettere in campo «fondi veri», da tornarci il giorno dopo per ricordare che l’Italia ha già adottato delle misure anticrisi a favore dell’industria, del credito, del lavoro.
Misure pesanti, che non sfigurano accanto a quelle di altri Paesi, compresi quelli non strangolati dal debito pubblico come noi. In tutto il governo ha messo a disposizione circa 70 miliardi di euro, cifra alla quale si arriva sommando gli stanziamenti di almeno cinque diversi provvedimenti. E mettendo da parte altre risorse, come quelle del Fas, fondo europeo per le aree sottosviluppate, a disposizione delle Regioni.
Rottamazione Berlusconi ha fatto proprio l’esempio delle misure per l’auto. Ultimo provvedimento tra quelli a favore dell’industria, che comprende anche incentivi per moto ed elettrodomestici. In tutto gli incentivi valgono due miliardi di euro. E non si tratta del capitolo di spesa più pesante.
Ammortizzatori Non si può ad esempio non includere nel conto gli ammortizzatori sociali. A partire dalla cassa integrazione, alla quale le aziende dell’industria ricorrono quando sono costrette a interrompere la produzione e per la quale il governo ha messo in campo risorse aggiuntive. Soldi stanziati prima per tamponare il boom di richieste di cassa integrazione e poi per dare qualche tutela anche a chi non l’ha mai avuta. In tutto sono 16 miliardi. E anche in questo caso si tratta di risorse disponibili nel 2009. Per il 2010 ci sono altri 4 miliardi.
Famiglie e contratti Nel conto si possono ad esempio includere i sette miliardi impegnati dal primo decreto anticrisi, quello varato nel novembre scorso dal governo. Misure che, in primo luogo, sono destinate alla famiglia, come il bonus straordinario per nuclei bisognosi e anziani o il tetto ai mutui. Ma nel provvedimento ci sono anche misure per le imprese. Come la detassazione dei contratti di secondo livello, un sostegno alla riforma della contrattazione, fortemente voluta dagli industriali. Poi ci sono le nuove deduzioni Ires e le misure su Iva e Confidi.
Più recenti sono i nove miliardi del fondo strategico per l’economia reale; risorse che sono a palazzo Chigi e che i ministeri possono utilizzare per politiche a favore delle imprese.
Grandi opere Il capitolo più consistente rimane comunque quello delle infrastrutture: 17,8 miliardi di euro per realizzare opere strategiche. E che si tradurranno in commesse per le aziende che le realizzeranno.
I bond per le banche Il premier ha citato anche le misure per tutelare le banche. In questo caso non sono state stanziate risorse. Tutto dipende da quanti aderiranno ai cosiddetti Tremonti Bond, obbligazioni emesse dagli istituti di credito e che il Tesoro si impegna a comprare con una cedola tra il 7,5 e l’8,5 per cento. Il costo stimato dal governo è tra i 10 e i 12 miliardi di euro. Per il momento solo la Banco popolare ha scelto di aderire, con 1,45 miliardi di euro, ma altri istituti potrebbero arrivare.

Mancano all’appello altri fondi, come quelli per l’edilizia scolastica e carceraria: 1,2 miliardi che servono a migliorare le condizioni degli edifici pubblici. Al conto presto si potranno aggiungere altre voci. Ad esempio quella del piano casa, che interviene in un settore in forte crisi.

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