Fanchini e Rocca, gioielli dell’Italia d’oro

Padroni dello sci azzurro, caratteri opposti. Lei: «Anche ai Giochi non partirò per arrivare 2ª». Lui: «Ho avuto fortuna, spero che non mi abbandoni»

Fanchini e Rocca,  gioielli dell’Italia d’oro

Maria Rosa Quario

Elena Fanchini e Giorgio Rocca. 20 e 30 anni. Discesa e slalom. Donna, un po’ bambina e uomo, molto papà. I due atleti che stanno divertendo ed esaltando lo sci italiano non potrebbero essere più diversi.
«Elena aveva il fuoco dentro gli occhi, l’ho guardata bene mentre era ancora dietro al cancelletto. È partita solo per vincere». Miki Dorfmeister, veterana di mille battaglie, tre volte sul podio solo nell’ultimo lungo fine settimana di Lake Louise, sa bene di cosa parla. Lei il fuoco negli occhi non l’ha più da tempo, ha compiuto 32 anni e sta affrontando l’ultima stagione di una carriera ricca di successi, ma 13 anni fa, quando ha iniziato a girare per il mondo a caccia di vittorie, quel fuoco lo aveva anche lei. La Elena di cui parla Michaela di cognome fa ovviamente Fanchini e venerdì scorso, nella prima discesa della stagione, ha vinto per la prima volta in coppa del mondo. Il giorno dopo, indossando il pettorale rosso da numero uno, è invece finita settima a 51/100 e ha sorriso, ma giusto per non sembrare immodesta: «Certo, sono contenta, ma posso dirlo? Ho trovato un vento pazzesco in pista, non riuscivo a tenere gli sci dove volevo, scusate ma sì, devo dirlo, il vento mi ha proprio frenato». Determinazione, ma anche talento. Entusiasmo, ma anche intelligenza. Perché Elena ha già pagato troppe volte lo scotto della sua foga, della sua voglia di andare veloce. Ha le ginocchia a pezzi e per rinforzarsi atleticamente può lavorare solo in acqua, perché le sue articolazioni quasi prive di cartilagini non reggono carichi. Piccola e tozza, Elena non ha alcun complesso, si piace così, per fare la discesista il suo corpo va benissimo. Con quei piedini sensibili a sorreggerlo poi non potrebbe andare meglio.
Giorgio Rocca non ha il fuoco negli occhi. La sua forza è la calma. Rispetto a Elena ha dieci anni e sei vittorie in più, ma come lei ha una bella serie di infortuni alle spalle e la modestia che gli fa dire di non sentirsi arrivato.
«Domenica ho avuto un bel c..., si può dire?». Benny Raich ha inforcato mentre stava volando verso la vittoria, Giorgio ha guardato incredulo l’errore dell’uomo che non sbaglia (non sbagliava) mai e ha goduto come un pazzo. Per ben tre volte l’anno scorso era stato lui a regalare la vittoria al Raich di turno. Una volta a te e una a me, giusto, no? Lo slalom è anche fortuna, ma Giorgio finora ne ha sempre avuta poca. Prendiamo ad esempio i due giganti corsi in quest’inizio di stagione: a Sölden, gli salta un attacco mentre sta andando fortissimo, a Beaver Creek perde gli occhiali nella bufera e si fa mezza pista alla cieca chiudendo comunque 18°. Prima o poi, la ruota doveva girare.
Dopo avere trovato il paradiso in Canada, Elena ora sta per approdare in Colorado, ad Aspen, dove venerdì sarà di nuovo in gara, specialità superG. Giorgio invece è tornato in Europa, nei prossimi giorni scierà al Sestriere sulla pista dello slalom olimpico e preparerà la gara di Madonna di Campiglio, slalom in notturna il 12 dicembre. Per Giorgio la medaglia d’oro al Sestriere è da tempo l’obiettivo della stagione. È «la Grande occasione», quella che ogni atleta sogna di avere una volta nella vita.
Elena, invece, fino alla scorsa settimana pensava ancora all’olimpiade come a qualcosa di lontano, un sogno molto vago: «Per prima cosa devo qualificarmi, ma se sarò al via, vi assicuro che non partirò per arrivare seconda». Aveva detto la stessa cosa a febbraio, vigilia della discesa mondiale. Non era nessuno. Era la sorella maggiore di Nadia, il fenomeno fra le juniores, era quella che aveva chiuso le due discese premondiali al 17° posto e alla quale il saggio dt Pietrogiovanna aveva dato fiducia. Vinse l’argento, sfiorando l’oro. Diventò personaggio parlando e sparlando di Marco Pantani, il suo idolo.


Venerdì, a Lake Louise, ha dedicato la prima vittoria «a una persona per me molto importante, Livio Magoni», l’ex allenatore, cacciato dalla federazione per una storia poco chiara e molto discussa. «Spero che nessuno la prenda male», ha detto Elena quasi vergognandosi. Ancora una volta, ha lasciato fare all’istinto.

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