Roma - I leader mondiali si sono riuniti a Roma per definire un piano di azione globale che
affronti la crisi innescata dai rincari dei generi alimentari ed
eviti che centinaia di milioni di persone finiscano sotto la
soglia di povertà. Il vertice, in programma alla Fao, mira a
adottare misure per garantire aiuti immediati ai Paesi più poveri
e a definire strategie di lungo termine per rilanciare e
migliorare la produzione agricola.
Il saluto di Napolitano "Non può mancare in nessuno il senso della drammaticità della crisi che è esplosa e delle sue conseguenze soprattutto per le popolazioni più povere, per quasi un miliardo di persone sottonutrite". Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, apre il vertice della Fao sulla crisi alimentare osservando come ora "emerge l’imperiosa necessità di politiche coordinate a livello mondiale" per "fronteggiare l’allarmante emergenza". Perché, secondo il presidente italiano, "non si può, per superare la crisi alimentare e garantire una prospettiva di reale food security, fare affidamento sulle virtù riequilibratrici del mercato. Si può e si deve riconoscere la necessità di politiche e di interventi che abbiano il loro quadro di riferimento e le loro espressioni operative nel sistema delle Nazioni Unite". I Paesi sviluppati e delle istituzioni finanziarie internazionali riflettano sui "possibili errori di sottovalutazione e di imprevidenza" nell’affrontare il "drammatico" problema della crisi alimentare. Ha detto ancora Napolitano. Il presidente sottolinea come la conferenza possa fornire un "libero confronto sulle cause e sulle caratteristiche della crisi alimentare". E aggiunge: "Si può comunque dire che l’opinione mondiale è stata colta di sorpresa dall’esplodere di una impressionante catena di morti per il cibo a seguito della rapida, sconvolgente crescita dei prezzi delle derrate alimentari". Per questo, Napolitano ha chiesto ai capi di Stato e di governo che "non deve mancare nella discussione, soprattutto da arte dei Paesi più sviluppati e delle istituzioni finanziarie internazionali, spirito critico, senza convenzionalismi, nella ricerca di possibili errori di sottovalutazione e imprevidenza". Secondo il capo di Stato italiano si è "probabilmente tardato a valutare quale radicale mutamento avrebbe portato con sè l’impetuoso sviluppo delle grandi economie emergenti sotto il profilo della domanda di derrate alimentari. Non ci si è preparati a uno scenario nel quale, per un concorso di una serie di fattori, anche di carattere speculativo, potesse profilarsi la fine dell’era del cibo a buon mercato. Non è stato sufficientemente valutato l’impatto di medio e lungo periodo di talune politiche agricole e commerciali, da un lato, sulle esportazioni e dall’altro, sul consumo interno: laddove andava individuato il necessario punto di equilibrio tra questi due obiettivi". Allo stesso tempo non si sono "sufficientemente considerati gli effetti derivanti dalla destinazione di superfici coltivate per la produzione di biocarburanti".
Ban ki-Moon contro il protezionismo "Il mondo ha bisogno di
produrre più derrate alimentari: occorre aumentarle del 50% entro il 2030 per far fronte allo sviluppo della domanda". Così il segretario
generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, ha aperto il suo discorso. Ban Ki Moon ha ricordato come la situazioni attuale comporti "minacce evidenti a noi tutti ma anche opportunità per
rivedere politiche adottate in passato. Abbiamo opportunità di ridare slancio alla politica alimentare, i governi già iniziano a rispondere a questa
situazione". Per fare fronte all’emergenza cibo a
livello globale, "politiche puramente assistenziali non possono
funzionare, perché provocano solamente distorsioni dei mercati
e fanno salire i prezzi". Ban Ki Moon fa appello alle nazioni perché non
adottino misure di questo tipo e puntino invece "immediatamente" su "esportazioni indirizzate a scopi
umanitari".
Benedetto XVI e la solidarietà "La fame e la malnutrizione sono inaccettabili in un mondo che, in realtà dispone di livelli di produzione, di risorse e di conoscenze sufficienti per mettere fine a tali drammi e alle loro conseguenze". Nel messaggio inviato al vertice della Fao sull’emergenza alimentare e letto dal segretario di Stato Vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, il Santo Padre invita i Paesi più industrializzati a "colmare il crescente divario fra ricchezza e povertà": "La grande sfida di oggi è quella di globalizzare non solo gli interessi economici e commerciali, ma anche le attese di solidarietà, nel rispetto e nella volorizzazione nell’apporto di ogni componente umana". Proprio per questo sul tavolo del negoziato dei leader mondiali riuniti alla Fao per l’emergenza alimentare deve essere fatto valere "il rispetto della dignità umana". Solo così si potrebbe "eliminare, o almeno diminuire, il disinteresse per il bene altrui" e sarebbe possibile adottare "provvedimenti coraggiosi che non si arrendono di fronte alla fame e malnutrizione come se si trattasse semplicemente di fenomeni endemici e senza soluzione". Gli attuali "sistemi produttivi sono spesso condizionati da fenomeni speculativi che relegano l’intera popolazione ai margini dello sviluppo". Il Papa chiede "riforme strutturali a livello nazionale" e un impegno "arduo e complesso". L’indirizzo da seguire è quello di "valorizzare l’industriosità dei piccoli agricoltori", in coerenza con "il principio della sussidiarietà", ma tale impegno risulterà "efficace solo se sarà accompagnato da una effettiva distribuzione". Servono cioè iniziative cutili a ridurre "i costi di intermediazione". "Le attuali difficoltà - osserva il Pontefice - mostrano come moderne tecnologie non siano sufficienti, come non lo sono l’invio degli aiuti". È necessaria "un’azione politica" ispirata a "un modello di vita, di educazione, cultura e religiosità".
Il piano di Diouf Un piano d’azione di 30 miliardi di dollari l’anno per uscire dalla crisi alimentare mondiale e "permettere a 862 milioni di affamati di godere del più fondamentale dei diritti umani umani: quello al cibo, e quindi alla vita". Con questo appello il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, si è rivolto ai circa quaranta capi di Stato e di governo invitati a Roma proprio per trovare una soluzione "urgente" alla crisi innescata dall’impennata dei prezzi delle derrate alimentari. "Solo con risorse di questo ordine di grandezza - ha spiegato Diouf - si potrà finalmente cacciare lo spettro dei conflitti sul cibo che si sta profilando all’orizzonte". Il problema della sicurezza alimentare, ha ribadito il direttore generale della Fao, "è un problema politico, una questione di priorità. Sono le scelte dei governi a determinare lo stanziamento di risorse". Se la situazione rimane come quella di oggi, ha avvertito Diouf, "gli Obiettivi di sviluppo del Millennio per ridurre di metà il numero degli affamati entro il 2015 saranno raggiunti, forse, solo nel 2050". Dal 1980 al 2005, ha ricordato Diouf, "gli aiuti all’agricoltura sono drammaticamente calati" passando dagli 8 miliardi di dollari del 1984 ai 3,4 miliardi del 2004 "con una riduzione reale del 56 per cento". Le istituzioni finanziarie internazionali e regionali hanno "diminuito fortemente i finanziamenti alle attività agricole", ha continuato, "indispensabili per la sopravvivenza del 70 per cento della popolazione povera nel mondo". Solo per fare un esempio, "il portafoglio agricolo di una delle più importanti di queste istituzioni è sceso dal 33 per cento del 1970 all’1 per cento del 2007". In questo contesto, ha denunciato il direttore generale dell’agenzia Onu, "nessuno capisce come dagli 11 ai 12 milioni di dollari l’anno di sovvenzioni e politiche protezionistiche abbiano avuto l’effetto di togliere 100 milioni di tonnellate di cereali al consumo umano per soddisfare la sete di carburante delle autovetture". Ma oggi "è finito il tempo di parlare ed è arrivato il momento di agire", ha concluso invitando i partecipanti del summit ad "affrontare insieme" le sfide del cambiamento climatico, della sicurezza alimentare e dei biocarburanti "attraverso un dialogo franco, basato sull’analisi oggettiva sopra le parti e senza interessi a breve termine".
Il decisionismo di Berlusconi "E' il tempo delle azioni rispetto a quello delle parole". Così, in un breve saluto all’apertura del vertice della Fao sulla sicurezza alimentare, Silvio Berlusconi propone di togliere gli aiuti umanitari dai conteggi degli impegni di bilancio che ogni Stato prende con l’Unione europea. "Bisogna mettere a disposizione risorse concrete - sottolinea Berlusconi - per una comune azione che ha come base la disponibilità economica da parte di tutti i Paesi". Di qui la proposta di "togliere dai conti dei trattati europei ciò che i vari Stati possono utilizzare per affrontare questa emergenza". Un impegno che l’Italia si prende quando avrà la presidenza di turno dell’Ue, perché, osserva Berlusconi, "questo dato per noi è un punto strategico".
L'attacco di Ahmadinejad Nel suo intervento al vertice della Fao di Roma, il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad critica gli organismi decisionali dell’Onu, controllati da paesi che "pensano solo ai loro interessi" e da "volontà varie mosse occasionalmente da motivazioni diaboliche". "Nel campo dell’energia sono evidenti irresponsabili interferenze - continua - è chiaro che mani, sia nascoste sia visibili, sono all’opera per controllare in modo menzognero i prezzi allo scopo di perseguire i loro intenti politici ed economici". Il presidente iraniano vede nella svalutazione del dollaro un modo per finanziare le guerre e le occupazioni: "La svalutazione del dollaro e l’aumento dei prezzi dell’energia sono due facce della stessa medaglia". "I responsabili di alcune grandi potenze si sono trovati obbligati a svalutare il dollaro perchè da una parte non hanno altra scelta per ridurre le conseguenze delle loro azioni in passato e dall’altra vogliono imporre la loro volontà sul mercato - continua - lunghi anni di inflazione e problemi economici di alcune potenze sono stati imposti sulle altre nazioni attraverso l’iniezione di dollari nell’economia globale". Secondo Ahmadinejad, "l’assorbimento della capacità dell’economia globale è diminuito e altri attori sono scesi nell’arena, i problemi sono tornati al punto in cui sono stati generati". Infine il presidente iraniano ha proposto l'istituzione di un "organismo indipendente e dotato di ampi poteri" cui "devono rispondere tutti i paesi del mondo" e in grado di gestire "con equità" il mercato dell’alimentare e di gestirne tutti i passaggi, "dalla produzione al consumo". Quindi attacca anche l'occidente e Israele: "Il mondo è oggi gestito da incompetenti". Il presidente ricorda "le situazioni di oppressione" nelle quali vivono i popoli iracheno e palestinese. Sulla cancellazione di Israele, dice di aver parlato degli "sviluppi che si stanno verificando" e che gli analisti ne "sono consapevoli". Afferma poi che Bush sta pensando ad un attacco militare contro Teheran ma che "non riuscirà mai a farlo".
La protesta della comunità ebraica Venticinquemila volantini con l’immagine del presidente Ahmadinejad, sbarrata dal segno di divieto e accompagnati da scritte del tipo: "Non posso entrare" o "Non ti vogliamo" sono stati lanciati in aria da un gruppo di giovani ebrei romani che hanno protestato così contro la presenza del presidente iraniano nella Capitale in occasione del vertice Fao. La contestazione si è svolta pacificamente davanti al Colosseo. "Uno stop al presidente, una protesta -ha affermato uno dei giovani ebrei che ha partecipato all’iniziativa- senza frasi offensive che vuole mobilitare l’opinione pubblica contro la presenza di Ahmadinejad a Roma".
A questa iniziativa si aggiunge un’altra manifestazione organizzata dai giovani ebrei che sono partiti dal ghetto ebraico e, passando per via dei Cerchi, arriveranno fino alla Fao in un corteo pacifico di protesta.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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