«Farò crescere il Lazio da Strasburgo»

Sono onorata di essere vicepresidente del Parlamento

Con più di 131mila preferenze, Roberta Angelilli ha dimostrato che si possono raggiungere grandi risultati coniugando l’impegno istituzionale con il radicamento territoriale. Alle Europee è stata la donna più votata del Pdl in Italia e con questi risultati ha rafforzato il ruolo della classe dirigente romana e laziale nel futuro del partito. Questi fattori spiegano le ragioni che hanno portato alla scelta della sua persona per il prestigioso incarico di vicepresidente del Parlamento europeo.
Cosa ha provato quando, alla terza votazione, è arrivata un’elezione così prestigiosa?
«Tanto orgoglio e una punta di commozione. Sono entrata a 29 anni nel Parlamento europeo e questa è la mia quarta legislatura. Questo riconoscimento non l’ho vissuto come un successo personale, ma come il coronamento del percorso politico di un’intera comunità».
C’è tuttavia qualche piccola nota di amarezza.
«Più che altro mi è dispiaciuto che alcuni miei colleghi italiani di sinistra si siano rifiutati, per motivi ideologici, di votarmi sin dal primo turno. In queste scadenze il centrodestra ha sempre sostenuto i propri connazionali a prescindere dai loro gruppi di appartenenza. La sinistra invece continua ad avere un atteggiamento autolesionistico, che ci danneggia: non si rende ancora conto che in Europa bisogna “fare sistema”».
Si è detto che il suo risultato e quello di altri candidati di ex Alleanza Nazionale abbiano enfatizzato la forza della “componente-Fini” nel Pdl. È d’accordo con questa interpretazione?
«C’è sicuramente del vero, ma non bisogna fermarsi a una lettura limitata: tra i miei elettori ve ne sono moltissimi che provengono da Forza Italia e credo che lo stesso si possa dire per quelli di Scurria e di Salatto. Inoltre anche gli amici Antoniozzi e Pallone hanno ottenuto uno straordinario risultato».
Le due anime del Pdl si sono ben amalgamate in questo turno elettorale.
«Il fatto che il Lazio, la mia area di provenienza, vanti un eccellente livello organizzativo e un consenso più elevato del resto del Paese, non è una novità di queste elezioni europee. Gianfranco Fini ha portato in dote al nuovo soggetto politico la vittoria del Campidoglio e la forza di un grande partito popolare, che nella Città Eterna ha radici profonde».
Le sue recenti battaglie a Strasburgo l’hanno vista impegnata in difesa dei diritti dei minori. Come vicepresidente del Parlamento europeo proseguirà con questo impegno?
«Certamente sì, anche se nel mio nuovo ruolo avrò altri incarichi. Nei prossimi giorni discuteremo le deleghe dei diversi vicepresidenti e chiederò di potermi occupare anche di problemi dello sviluppo e della cooperazione dei Paesi del Mediterraneo. L’obiettivo è quello di costruire un ponte tra le imprese italiane e l’Europa, a cominciare dalla realtà imprenditoriale della nostra regione. Nel Lazio esiste un tessuto di piccole e medie imprese che resiste alla crisi, un modello che ha saputo modernizzarsi e imporsi. Ma che oggi deve essere valorizzato e sostenuto.

L’Europa può essere un forte fattore di sviluppo, capace di aiutare questo tessuto imprenditoriale ad affrontare nell’immediato le conseguenze della crisi economica mondiale, ma soprattutto occorre puntare sul futuro, investendo in innovazione e competitività».

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