«Faresanità» Un ponte tra medicina e politica

Un ponte tra medicina e politica, uno spazio di confronto tra i camici bianchi e le istituzioni, sia a livello regionale che locale. È una missione ambiziosa ma dai confini ben delineati quella di «Faresanità», neonata associazione aperta a tutti gli operatori del settore.
Il primo passo sarà quello di creare una serie di gruppi di lavoro e concentrarsi su temi quali il management, la bioetica, le nuove tecnologie e l’integrazione socio-sanitaria. Da questi tavoli verrà fuori un elenco di proposte che saranno raccolte in un dossier, pronto entro novembre. «Ma già ora stiamo lavorando a una serie di progetti», spiega il presidente Pierfrancesco Dauri, che martedì sera ha organizzato nell’aula Giulio Cesare del Campidoglio un convegno dal titolo «Quale futuro per la sanità regionale del Lazio». Due le direttrici lungo le quali si sta muovendo Dauri: la prima ha come obiettivo quella di proporre iniziative per far uscire tutti i malati cronici dagli ospedali, consentendo loro di tornare a casa. «Il che non vuol dire abbandonarli - sottolinea - ma garantire la cosiddetta continuità assistenziale». La quale sarebbe possibile creando presidi fissi ad hoc, con al centro i medici di base, chiamati a dare assistenza domiciliare ai pazienti. Di più: l’intento è quello di rendere le strutture operative 24 ore su 24, per consentire interventi tempestivi in caso di necessità. «Avere l’opportunità di stare nel proprio letto è pure un importante sollievo psicologico», aggiunge il presidente, che è anche il delegato di Alemanno per la Asl RmA.
L’altra idea è quella di estendere la formula della vaccinazione a basso costo contro l’influenza ai dipendenti comunali tra i 50 e i 65 anni. La ragione? Oltre alla salvaguardia della loro salute, com’è ovvio, c’è anche un semplice calcolo economico: le giornate di malattia gravano sulla collettività per circa 800 euro a persona, mentre un’iniezione richiede un esborso trascurabile. A conti fatti si risparmierebbe parecchio. La presentazione di «Faresanità» ha chiamato a raccolta un pubblico molto numeroso. E altrettanto sostanziosa è stata la risposta da parte delle istituzioni. Il senatore Domenico Gramazio ha preso la parola per primo criticando aspramente il presidente della Regione Marrazzo: «Dovremo lavorare da qui a un anno - ha affermato - per mandare a casa i responsabili di questo sfascio». Alfredo Pallone, vicepresidente vicario regionale del Pdl, ha chiesto invece che la politica «non faccia demagogia sulla sanità», invitando a mettere «al centro i malati, sempre e comunque». Mentre Sveva Belviso, assessore alle Politiche Sociali, si è augurata che la neonata associazione «possa diventare un interlocutore valido per l’amministrazione».

In sala, tra gli altri, sedevano Paolo Magistrelli, preside della facoltà di Medicina dell’Università Cattolica; Renato Lauro, rettore di Tor Vergata e Mario Falconi, presidente dell’ordine dei medici di Roma e provincia. A chiudere i lavori è stato il padrone di casa, Gianni Alemanno. «Il Lazio - ha detto - non può rimanere nella blacklist della sanità nazionale, dobbiamo far uscire fuori tutto il buono che c’è».

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