Farmindustria: un miliardo in 2 anni per la ricerca

da Roma

Tanti i segnali di vitalità all’annuale assemblea delle industrie farmaceutiche italiane tenutasi a Roma. Le eccellenze fioriscono, le spese dell’industria in ricerca (oltre un miliardo nel biennio 2004-05) sono in aumento, da dieci anni cresce l’occupazione e i medicinali nel 2005 hanno rafforzato un saldo estero positivo. Le nostre imprese (74mila addetti, di cui 6mila impiegati nella ricerca) hanno un volume di affari di oltre 19miliardi di euro, quasi il 60% all’estero. Spicca l’attività delle aziende a capitale interamente italiano: Sigma-Tau, Menarini, Rotapharm. L’industria farmaceutica ha un ruolo strategico nello sviluppo economico, ma per crescere ha bisogno di certezze. Il presidente di Farmindustria, Sergio Dompé, chiede di rivedere il Patto di stabilità per la spesa sanitaria e farmaceutica «con una corretta e realistica previsione di spesa, calcolata sull'appropriatezza delle cure offerte». Dompé durante l’assemblea 2006 di Farmindustria ha infatti sostenuto la necessità di superare l'attuale meccanismo del tetto di spesa «rigido che non tiene conto della crescente domanda di salute degli italiani, dell’invecchiamento della popolazione e del trasferimento dell'assistenza farmaceutica dall’ospedale al territorio». È questo un presupposto necessario per rendere il nostro paese «competitivo, mantenendo gli investimenti delle aziende e attraendone di nuovi». Condizioni che secondo Farmindustria vanno affiancate a una politica precisa di rilancio della ricerca con incentivi per chi investe. Il presidente di Farmindustria ha affrontato il tema della legalità: «È un principio irrinunciabile di qualsiasi impresa, tanto più per quelle che operano nell'area della salute. Rivendichiamo, però, - ha affermato Dompe - un giudizio sull’operato delle aziende soltanto con le sentenze passate in giudicato. Troppe volte abbiamo assistito a scandali mediatici non confermati dall’esito giudiziario». Contraria all’aumento dell’Irap per ripianare i conti sanitari nelle sei Regioni che hanno sforato i bilanci, Emma Marcegaglia, vicepresidente di Confindustria. «Siamo contrari - ha detto - che ci siano amministratori pubblici che spendono male e che poi a pagare siano le aziende attraverso l’aumento dell’Irap. È un meccanismo vizioso che non possiamo accettare». La proposta degli industriali è di agire su più linee di intervento. «Una politica capace di coniugare qualità e uso appropriato delle risorse - ha affermato Livia Turco, ministro della Salute - deve ridefinire un nuovo tetto della spesa farmaceutica convenzionata, come percentuale del fondo sanitario nazionale».

Il direttore dell’Agenzia Italiana del farmaco (Aifa), Nello Martini, esprime una valutazione positiva sulla relazione del presidente di Farmindustria, Sergio Dompè. Condivide, in pratica, la necessità di mantenere l’equilibrio economico e di considerare il farmaco non solo un elemento di spesa, ma di sviluppo.

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