La Farnesina "Tutti i canali sono aperti". È il messaggio inviato dalla Farnesina per l'inviato di Repubblica sequestrato in Afghanistan. Il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, ha detto a Bruxelles: "Si sta cercando di tenere aperti tutti i canali di comunicazione, ma non ci sono notizie che in questo momento possano essere seriamente divulgate". E a Roma, durante un briefing coi giornalisti, Elisabetta Belloni, capo dell'Unità di crisi del ministero, ha puntualizzato: "In questo momento non abbiamo ancora nulla di certo, non abbiamo canali aperti certi e abbiamo solo elementi che stiamo valutando e che stiamo esaminando". Riguardo all'ipotesi di uno scambio con Mastrogiacomo, la Belloni ha dichiarato: "Non abbiamo mai escluso ipotesi che emergono dalle fonti più disparate; si esaminano tutti gli elementi e c'è la collaborazione massima con i paesi vicini e gli alleati. Tutti i canali sono aperti, ma non possiamo scambiare prigionieri che non abbiamo". Ma prima dell'avvio di un eventuale negoziato serve "una prova in vita" dell'ostaggio. Il capo dell'unità di crisi ha chiesto ai cronisti di "abbassare la pressione" sul ministero degli Esteri e "sui familiari per permettere di lavorare su questa difficile vicenda".
I servizi e l'intelligence Gli investigatori e gli uomini dell'intelligence ne sono certi: Daniele Mastrogiacomo è in mano agli uomini del mullah Dadullah. Qualsiasi altra ipotesi che l'inviato de La Repubblica sia stato rapito da un gruppo criminale che abbia solo millantato il collegamento con i talebani di Dadullah, è scartata: "Nessuno oserebbe millantare o accreditatarsi come talebano - si sottolinea - perchè rischierebbe di morire". Ora quindi si attende la prova che Daniele sia vivo e in buone condizioni di salute. Ad esempio un video con una sua dichiarazione. L'accusa rivolta al giornalista di essere una "spia al servizio degli inglesi" fa parte della strategia dei talebani: accreditare questa ipotesi per poi avviare una trattativa per uno scambio tra Mastrogiacomo e i due portavoce talebani in carcere in Afghanistan e in Pakistan.
La moglie "La cosa che oggi conta di più è che Daniele ritorni libero", ha detto la moglie dell'inviato di Repubblica, Luisella Longo. "La seconda cosa è che sia chiaro a tutti che Daniele è un giornalista. Punto e basta. Un giornalista che ha sempre servito soltanto il suo mestiere, il suo giornale e i suoi lettori", ha sottolineato, respingendo le affermazioni del capo talebano Dadullah, secondo cui Mastrogiacomo avrebbe confessato di essere una spia al servizio delle truppe britanniche in Afghanistan. I leader tribali della provincia afghana di Helmand hanno sollecitato i talebani a liberare Daniele Mastrogiacomo, come riferisce l'agenzia Pajhwok.
L'appello di Repubblica su internet Una foto dell'inviato Daniele Mastrogiacomo e un brevissimo appello in inglese e in arabo in cui si ricorda che il giornalista italiano deve essere lasciato libero. È l'appello lanciato dal quotidiano La Repubblica sul proprio sito internet. "Liberatelo, è un giornalista", è andato in Afghanistan a svolgere il suo lavoro di reporter che cerca le notizie e racconta, si legge sul sito, che invita gli italiani a firmare l'appello e a diffondere il messaggio.
"Potete farlo inviando la sua foto e l'appello in inglese o in arabo a vostri amici o conoscenti in qualunque parte del mondo, ai governi, ai giornalisti, alle televisioni dei Paesi arabi - ricorda il quotidiano -. Oppure potete scaricarlo per farne un poster, un manifesto, uno screen saver da utilizzare finché Daniele non tornerà a casa".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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