«Lesplosione avviene in pochi minuti prima del passaggio del corteo reale. Sembrerebbe il re la vittima predestinata. Mussolini non ha dubbi, in apparenza: sono stati gli antifascisti. Milano è sgomenta, colpita a tradimento». Il 12 aprile 1928 tra la folla che attende Vittorio Emanuele III in visita a Milano per inaugurare la Fiera esplode una bomba che provoca venti morti e quaranta feriti. Un tragico attentato, con un bilancio superiore persino a quello, 41 anni dopo, della strage di Piazza Fontana. Quindici anni di indagini non risolveranno il caso. Ora, grazie al lavoro di ricerca di Carlo Giacchin, viene fatta un po di luce sul caso con il libro Attentato alla Fiera (Mursia, pagg. 274, euro 16). Lo studioso ritiene che lideazione della strage vada ricercata «nel sottobosco di informatori, doppiogiochisti, spie, antifascisti pentiti o fascisti dissidenti che proliferava tra Milano, Lugano, Parigi, Nizza e Marsiglia, e tra i quali cera chi aveva cercato di coinvolgere singoli fuoriusciti in progetti di attentati dinamitardi».
Insomma, un mistero rimasto insoluto dopo 81 anni proprio perché né a Mussolini né ai suoi oppositori conveniva che la verità venisse a galla. Il libro di Giacchin sarà presentato domani, alle 18, alla libreria Mursia di via Galvani 24 a Milano, dallo storico Mimmo Franzinelli. AnTor- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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