Fasoli apre Atelier: "Il nostro jazz è di tutti i colori"

Il sassofonista e compositore col Next Quartet: "Aperture solistiche e pezzi nuovi"

Fasoli apre Atelier: "Il nostro jazz è di tutti i colori"
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È da poco uscito un libro per Il saggiatore che si intitola "Il jazz, architetture di un azzardo". È il consueto spirito di scommessa con il quale Claudio Fasoli si presenta al pubblico per aprire la trentunesima edizione dell'Atelier musicale, la rassegna di jazz e classica contemporanea che s'inaugurerà sabato 20 settembre alle 17,30 alla Camera del Lavoro. Gianni Bombaci è il motore attuale dell'iniziativa, a lui e al direttore artistico Maurizio Franco va il merito di proporre sempre novità e assai di rado la stessa cosa due volte. "Hanno una tenacia e una fiducia nella cultura molto apprezzabile" dice Fasoli, che si prepara a guidare il suo Next Quartet: "Next è legato al fatto che ogni volta che qualcuno mi intervista mi chiede quale sarà il prossimo concerto e allora ho deciso di mettere next nel nome del gruppo". D'altra parte, ingrediente fondamentale del jazz è l'improvvisazione.

In scaletta una parte di brani nuovi e qualche piccolo spiraglio di brani precedenti: due o tre recuperi ("Rada" e "Trio") su un totale di dieci brani, tra i quali, fra i brani del tutto nuovi che saranno importanti per capire le intenzioni espressive di questo gruppo, spiccano "Kvvk" e "Claud", che gioca sul suono simile al cloud, la nuvola di internet. "Passeremo da climi suggestivi ed evocativi a climi più irruenti e dinamici. C'è un'alternanza di colori molto forti e colori più meditativi" spiega Fasoli, che suona sassofono soprano e sassofono tenore ed è compositore di tutte le musiche.

Sono previste in partitura aperture di tipo solistico. Nel quartetto lo accompagnano alla chitarra elettrica e ai suoni elettronici Simone Massaron, al contrabbasso Tito Mangialajo Rantzer, alla batteria Stefano Grasso. "Sono musicisti estremamente duttili e partecipi dello svolgimento di questi brani. Se non fossimo tutti d'accordo non sarebbe un gruppo e io non li avrei chiamati. Abbiamo una grande unità d'intenti interpretativa e improvvisativa. C'è un buon interplay strutturale, con condivisione di stimoli sul piano sonoro e musicale. Ci sono interpretazioni solistiche ma la collaborazione non manca mai. La musica procede proprio perché ci sono momenti solistici previsti e a volte anche imprevisti che trovano collaborazione.

In tutto il jazz, storicamente, l'improvvisazione è un paradigma fondamentale sin dai tempi di Louis Armstrong: prima i musicisti suonavano tutti insieme". In questa formazione hanno pubblicato tre album, con un considerevole successo di critica, inclusa la vittoria nel Disco dell'anno del 2023.

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