Una fauna urlante contende la piazza al povero Formigli

Quando sei o sette persone intervengono contemporaneamente nella discussione, smaniose di primeggiare, il risultato è una gran caciara

Una fauna urlante contende la piazza al povero Formigli

R aramente mi perdo una puntata di Piazzapulita , in onda il lunedì su La7 in apertura di serata, mai però riesco a seguirla sino al termine. È troppo lunga per le mie capacità di concentrazione e di sopportazione che scemano gradualmente, sconfinando nel sonno. Ma questo è un problema mio. Sarà l'età. Problema di Corrado Formigli, invece, l'eccessivo affollamento dello studio, anzi della piazza, che risulta in verità non tanto pulita. Ad insozzarla provvedono gli ospiti numerosi e tendenti ad accapigliarsi nonché a scambiarsi scortesie, per usare un eufemismo. Forse il conduttore, tutt'altro che sprovveduto, non ha ancora capito che il vecchio proverbio ha un senso pratico: poca brigata, vita beata.

Quando sei o sette persone intervengono contemporaneamente nella discussione, smaniose di primeggiare, il risultato è una gran caciara. I presenti sono indotti ad alzare la voce per imporsi. Alzala tu che la alzo anche io, succede che la alzano tutti e nessuno riesce a farsi sentire, figuriamoci apprezzare. La tentazione dello spettatore è di lanciare il posacenere contro il video, sperando di colpire almeno un paio di urlatori in modo da zittirli. Meglio per sempre.

Occorre ammettere che il trafelato curatore del programma si dà da fare. Si affatica saltabeccando da un angolo all'altro nel tentativo di dare un minimo di ordine al dibattito, ma è sopraffatto spesso dalla foga dei suoi interlocutori indomabili. È un miracolo che essi, adirati come sono, non scendano a vie di fatto. Forse è un peccato, perché la piazza è il luogo più idoneo per una spassosa scazzottata, che probabilmente mi sottrarrebbe al consueto abbiocco. L'invitato fisso, o quasi, è Matteo Salvini, leader della Lega. Ho scoperto perché egli è puntuale all'appuntamento piazzaiolo: si lascia usare volentieri quale bersaglio immobile.

L'intero drappello riunito da Formigli, avendo il politico di fronte non di persona, ma in collegamento, ne approfitta per esercitarsi nel lancio a ripetizione dell'insulto. Una gara appassionante. Salvini, malgrado venga coperto di improperi, non fa una piega. Resiste eroicamente alle provocazioni e proprio lui, descritto come il principe dei cafoni, fa la figura di un lord, ciò che gli consente di realizzare una fortunata vendemmia di voti. Ovvio. A confronto delle contumelie rivoltegli dai signorini protagonisti in studio, le risposte pacate e razionali di Matteo sono così garbate da sembrare le orazioni di un chierico.

La comparazione dei vari comportamenti poi, eleva automaticamente il leghista al rango di docile ragionatore, mentre squalifica i suoi accaldati avversari, buoni solo a masticare rancidi luoghi comuni e a sputare veleno. Recentemente al cospetto di Corrado Formigli descamisado e sudato, c'erano due gentili fanciulle: una, autodefinitasi zingara, l'altra una rappresentante di Forza Italia, l'emergente Silvia Sardoni.

La prima sosteneva che i rom sono vittime (non ha precisato di chi, forse di se stessi), la seconda diceva che costoro sono cittadini al pari degli altri, pertanto se, anziché mandare i figli a scuola, li addestrano al furto, bisognerebbe privarli della patria potestà e affidare i minori apprendisti ladri ad appositi istituti.

Immaginate la zuffa. Sembrava di essere al mercato del pesce. Mancava solo il pesce. Quanto ai vermi c'era solo l'imbarazzo della scelta. Caro Formigli, occhio alla fauna.

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