Se fosse una fiaba, o un cartone animato, avrebbe un precedente ne «Gli Aristogatti». Lì, nel cuore di Parigi, un'anziana e raffinatissima Madame dettava al suo avvocato un testamento milionario affidando il suo patrimonio al manipolo di mici e micetti che tanto amava.
Questa invece è una storia vera, e ha preso corpo, corpo di gatto, a Roma. La signora Maria Assunta aveva 94 anni, era originaria di Potenza, ma viveva nella capitale da qualche decennio. Il suo testamento olografo, nel 2009, rinserrava le proprietà e gli agi di una lunga vita: svariati beni immobiliari, inclusa una villa all'Olgiata, due appartamenti a Roma e Milano e un patrimonio mobiliare di tutto rispetto. La signora Maria Assunta, difatti, era titolare di vari conti correnti presso l'Unicredit Banca e il Monte di Paschi di Siena. Ma, come la Madame disneyana, è stata molto chiara e originale nella destinazione di tutta la sua eredità: il suo amato gatto, Tommaso detto Tommasino sarebbe diventato l'unico proprietario delle sue fortune. Per un valore complessivo di 10 milioni di euro.
Tommasino che, a dirla tutta, pare abbia trascorso una parte della sua vita razzolando per le strade della città tra un bidone e l'altro dell'immondizia. Un trovatello: il randagio più invidiato del Paese. Non gli mancheranno dei tutori - rigorosamente bipedi - nell'amministrazione di tanti beni mobili e immobili: la sua padrona ha infatti nominato degli esecutori testamentari. Si occuperanno di lui gli avvocati Marco Angelozzi, Anna Orecchioni e Giacinto Canzona; nel testamento, si istituisce un legato a favore della persona (fisica o giuridica, oppure dell'associazione animalista eventualmente scelta dagli esecutori testamentari) chiamata a occuparsi con dedizione del gatto. Ma certamente, anche, a ereditare questi 10 milioni di euro sparsi tra titoli e belle case: con l'obbligo categorico di utilizzarli, anche quando Tommasino sarà passato a miglior vita, per la cura degli animali abbandonati.
Nell'ultimo anno, gli esecutori testamentari avevano quindi passato in rassegna infinite richieste di candidati alla mansione di «erede ab legato», ovvero di curatore del prestigioso e ghiotto patrimonio, sì, ma con un incarico ben preciso. La fortunata? La signora Stefania, 48 anni, romana e infermiera. Stefania si è presa cura dell'anziana Maria Assunta fino al suo ultimo giorno e, come lei, ha a cuore le sorti dei randagi.
Tempi migliori, insomma, si profilano per i reietti a quattro zampe del nostro Paese, a cui, in qualche misura, sono stati affidati milioni di euro e tutta l'eredità affettiva della defunta Maria Assunta. Eppure non è certo il primo caso in cui, sulla testa di un amico animale, piove un patrimonio così ingente. Una montatura, quella del famoso cane Gunther, che secondo le cronache di molti anni fa, aveva ereditato la sterminata fortuna della contessa Karlotta Liebenstein: un racconto utile solo in Italia per fare pubblicità alla Gunther Foundation, fondazione che avrebbe acquistato, nel nostro Paese, società di nuoto, pallavolo e calcio femminile. E, nel 2009, la Gunther Reform Holding ha affiancato Renato Soru nell'acquisto del 20% persino del quotidiano l'Unità.
Quella di Tommasino è una storia simile a quella di Kalu, scimpanzé che ereditò 74 milioni di euro da un nuotatore (con lo zampino di sua moglie nel testamento, mentre il ricco atleta stava misurandosi nelle gare di Sydney), e a quella del cane Gigoo, inglese, che incassò 14 milioni di euro dall'editore Miles Blackwell.
Le quote di Tommasino sono alte, e certo erano imprevedibili. Ma il suo è il destino più romantico e antico del mondo: quello di un negletto che, a zonzo tra i rifiuti, con il solo obiettivo di sbarcare il lunario, trova un fagotto pieno d'amore. Un vero tesoro di gattino..
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