La favola del sindaco ragazzino

Michael Sessions è stato eletto a 18 anni nel Michigan: «Ho avuto i voti dei compagni di scuola e dei pompieri»

Giuseppe De Bellis

Il sindaco ragazzino è già diventato una star. L’ha invitato David Letterman al suo Late Show: «Ehi Michael, se i tuoi genitori ti dicono che cosa fare, che fai, alzi le loro tasse?». Risate. Risposta: «No, davvero. Alzare le tasse è l’ultima cosa che vorrei fare». Michael Sessions è il sindaco più giovane d’America. È stato eletto un mese fa, a 18 anni. Va al liceo, l’università è il futuro, insieme alla guida di una città di novemila abitanti. È Hillsdale, nello Stato del Michigan. Michael ha vinto contro il sindaco uscente: uno scafato, uno che conosce la politica locale, che ha 51 anni e da dieci era impegnato al comune. Michael ha vinto senza avere il suo nome sulle schede elettorali: era un write in candidate. In pratica chi voleva sceglierlo doveva scrivere per intero il suo nome, perché alla registrazione dei concorrenti a sindaco, Sessions era minorenne.
Michael, perché ha deciso di candidarsi?
«Perché nessun altro voleva farlo. Quando ho deciso di provarci c’era un solo candidato, quello che poi è stato sconfitto. Allora io ho pensato che potevo fare un tentativo: qualche idea ce l’avevo. Ho preso i miei risparmi e li ho investiti tutti».
I suoi risparmi? Perché, quanto è costata la campagna elettorale?
«Settecento dollari. Li avevo guadagnati con un lavoretto estivo».
E quanto ha speso il suo rivale?
«Gli ultimi conteggi prima delle elezioni dicevano oltre diecimila dollari».
Adesso, però, qualcosa potrà guadagnarla. Ha un compenso come sindaco?
«Sì. Non molto, a dire la verità: guadagnerò 3.600 dollari all’anno (poco più di tremila euro ndr)».
Però almeno avrà un ufficio di prestigio...
«Neanche quello. Lavorerò da casa. Andrò in municipio solo per i consigli comunali».
Perché?
«Devo studiare, questo è l’ultimo anno di liceo».
I suoi compagni di scuola l’hanno aiutata durante la campagna elettorale?
«Molto. Diciamo che la campagna me l’hanno fatta loro. Hanno realizzato i cartelli, hanno organizzato il porta a porta, mi hanno aiutato durante i comizi e durante i dibattiti con il mio avversario».
Con quanto margine ha vinto le elezioni?
«Due voti. Io ne ho presi 670, il mio avversario 668».
Secondo lei che cosa deve fare un sindaco?
«Noi abbiamo un city manager, un consiglio comunale. Loro governano la città. Io presiedo il consiglio e il manager lavora tenendo conto anche dei miei pareri. Penso però che il sindaco debba uscire, stare in mezzo alla gente, comunicare con i cittadini, parlare dei loro problemi e cercare di aiutarli».
Quanto lavorerà?
«Be’, dalle 7.50 del mattino alle 14.30 io sono uno studente. E anche lì sono un rappresentante: il vicepresidente del consiglio studentesco. Dalle 15 alle 18.30 sono il sindaco di Hillsdale».
Ma come ha fatto a conquistare la fiducia della gente di Hillsdale?
«Ho avuto l’appoggio dei vigili del fuoco. Sono molto influenti. Mi hanno scelto perché tra i punti della mia campagna c’era quello di migliorare le loro condizioni. Fino a oggi il Comune gli aveva dato solo compassione».
Migliorare la vita dei pompieri è il punto fondamentale del suo programma?
«Non ho un programma, veramente».
E allora perché secondo lei gli elettori l’hanno scelta?
«Per il mio entusiasmo. Perché mi impegnerò per aumentare i posti di lavoro».


Quindi un programma ce l’ha...
«Se questo è un programma, sì.»
Ma la sua vita secondo lei cambierà?
«Penso di sì. Per esempio non ero mai stato intervistato da un giornale straniero. A dire la verità, neanche dal giornale scolastico».

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