Quelli che dicono «Moggi» e immaginano di aver visto Belzebù sono da tenere al largo. Predicatori di un mondo che non esiste. Luciano Moggi è un personaggio dalle mille sfaccettature, a modo suo uno che non tradisce, capisce calcio meglio di gran parte del nostro mondo pallonaro, un dirigente perfetto per chi ce lha in azienda. Sarà un caso se, finché è stato in vita Agnelli, abbia goduto di impunità e di riverenze? Ecco il punto. Può un universo così turpe e deturpato pensare che Belzebù sia uno solo e gli altri rubiconde verginelle? Il mondo del pallone ci ha provato: tutti salvi tranne uno (forse due, includendo Giraudo). Ne è uscito gratificato perfino un presidente federale. Limportante è che abbia pagato Moggi e che continui a pagare.
Eppure credete che la sua rete sia stata estirpata? Che amici e adulatori siano scomparsi? Illusi. Si sprecano le sue consulenze in occhiali scuri. Nel calcio si accetta di tutto (bilanci perennemente in rosso, passaporti truccati, giocatori che lucrano su stipendi milionari, procuratori che intascano soldi facili, doping che cè e non cè, presidenti che spendono a vanvera), e allora perché mai tutti devono farla franca e Moggi restare il re degli sporcaccioni?
Rispetto a certi sepolcri imbiancati, il grande peccatore ha idee (sempre che la testa non sia invecchiata), capacità di intuire il valore tecnico dei giocatori, sa gestire uno spogliatoio, conosce larte della strategia.
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