da Ortisei
Parla come pedala: velocissimo. E possiamo anche dire che parla bene, molto bene. A Paolo Savoldelli basta chiedergli semplicemente: Paolo, come è andata? E lui va, parte. E chi lo ferma più. Parla tutto d'un fiato, senza punteggiatura. Qualche pausa per riordinare i pensieri, e poi via di nuovo a raccontare, con precisione maniacale. «Il mio Giro sta andando meglio del previsto, questa maglia rosa per me è una sorpresa, ma non chiedetemi dove voglio arrivare, perché io dopo due anni da dimenticare, infarciti di incidenti e fratture di ogni tipo, voglio vivere solo alla giornata. Al diavolo i programmi, basta, faccio un passo per volta, una pedalata per volta. Possibilmente più veloci dei miei avversari».
Gli si chiede se dopo due anni difficilissimi ha mai pensato di piantarla lì con il ciclismo. Lui, tranquillo, composto e ben impostato, riparte nel racconto. «No, mai. Nella sfortuna ho avuto la fortuna di incontrare sulla mia strada la T-Mobile, la squadra di Ullrich, che mi ha sempre aspettato, non mi ha mai fatto pesare nulla e non mi ha mai messo fretta: per questo li ringrazio davvero di cuore. Ero ben pagato e ben seguito, se fosse stato per loro mi avrebbero anche tenuto, ma sono stato io che ho voluto cambiare aria, anche perché cominciavo a pensare che quella maglia non mi portasse bene. Ho cambiato aria, ma sono nuovamente caduto: frattura della clavicola e allora a quel punto ho cominciato a pensare che qualcuno mi avesse fatto il malocchio. Ma non mi sono dato per vinto. E adesso, eccomi qui».
E della giornata di ieri, che dire? «La Csc di Ivan Basso ha lavorato molto - spiega il bergamasco -, sapevo che la corsa si sarebbe conclusa sullultima salita. Nel finale sono andato dietro a Simoni, ho risposto bene e ho visto Basso staccarsi, così ho accelerato forse troppo forte perché negli ultimi 500 metri della salita mi sono un po piantato. La squadra? I gregari devono esserci quando servono, come Padrnos che mi ha aiutato quando in salita un corridore mi è venuto addosso e mi ha rotto una scarpa. Ma io nel 2001 ho vinto un Giro in pratica da solo, anche se questa volta è una corsa tutta diversa.
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