da Milano
Alla fine di aprile, nellaccompagnare lennesima misura di riduzione del costo del denaro, la Federal Reserve aveva lasciato intendere che la politica monetaria Usa sarebbe rimasta in stand by per qualche mese. Nelle minute dellultima riunione, rese note ieri, i propositi dellistituto guidato da Ben Bernanke sono ancora resi più espliciti. «Non ci saranno ulteriori tagli dei tassi - si legge - se non in caso di un netto peggioramento delloutlook di crescita, ora meno probabile».
Insomma, la Fed ritiene a questo punto di aver fatto tutto quanto in suo potere per aiutare il singhiozzante passo di crescita delleconomia. Ben sette riduzioni in altrettanti mesi, hanno collocato il costo del denaro al 2% attuale, un valore negativo se si considera landamento dellinflazione.
Proprio la corsa incontrollata dei prezzi (rivisti al rialzo al 3,1-3,4% per il 2008), alimentata dai ripetuti rincari delle quotazioni petrolifere, è alla base del cambio di registro dellIstituto di Washington.
Dai verbali emergono, infatti, soprattutto i timori per i «rischi al rialzo per le prospettive di inflazione, data la continua crescita dei prezzi del petrolio e delle commodities e il fatto che alcuni indicatori suggeriscano che le aspettative di inflazione sia cresciute negli ultimi mesi». La stessa decisione presa nellultimo vertice del Fomc «è stata sofferta», è detto nelle bozze. Da tempo, del resto, il board dei governatori è diviso sullutilità dei provvedimenti di rilascio delle redini monetarie. Contro il taglio del costo del denaro di fine aprile si erano infatti pronunciati il presidente della Fed di Dallas, Richard Fisher, e quello di Philadelphia, Charles Plosser.
La presa di posizione di Bernanke acquista ancora maggior peso alla luce della valutazioni della Fed sullespansione 2008. Stime tuttaltro che favorevoli: una vera scure è calata sulle precedenti stime sul Pil, ridotte di quasi un punto percentuale. La crescita dellAmerica dovrebbe essere compresa tra 0,3% e 1,2%, contro l1,3-2% delle previsioni formulate lo scorso gennaio. Il passo è da recessione, e già lo si era capito dallaumento dello 0,6% registrato nel primo trimestre. E non potrebbe essere altrimenti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.