Un prete reazionario e crudele, un gregge di parrocchiani fanatici, una perpetua invasata e un pugno di omicidi apparentemente irrisolvibili. Sono gli ingredienti che hanno fatto di Wake Up Dead Man: A Knives Out Mystery, terzo film della saga dell'investigatore Benoit Blanc, uno dei film più visti su Netflix da quando è stato reso fruibile sul canale di streaming, una settimana fa.
Scritto e diretto ancora una volta da Rian Johnson, e di nuovo con un cast di stelle: Daniel Craig, Glenn Close, Mila Kunis, Kerry Washington, Josh Brolin, Jeremy Renner e molti altri, il film è il terzo della serie dopo Cena con delitto e Glass Onion.
Questa volta Ben Blanc (Daniel Craig) ha un piglio meno comico e una capigliatura più lunga. Entra in scena quasi a metà film e si palesa in una chiesa cattolica nello Stato di New York. Deve indagare sullo stranissimo omicidio di un parroco, monsignor Jefferson Wicks, interpretato da Josh Brolin. Wicks, prima di finire ucciso, era un uomo spietato che tuonava dal pulpito le sue posizioni reazionarie. Il principale sospettato è il giovane aiutante, Padre Jud Duplenticy (Josh O'Connor), ex boxeur pentito, turbato dalle posizioni del prete e ripreso in un video mentre lo minaccia di "estirparlo dalla Chiesa come un cancro". L'ateo detective Blanc si scontra con il giovane sacerdote in un conflitto di visioni del mondo che alla fine porterà i due a un'insolita collaborazione per risolvere il mistero della morte (e forse della resurrezione) del prete e del paio di altre vittime che capiteranno lungo il sentiero della risoluzione del caso.
Le indagini si dimostreranno ancora più complicate a causa dei fedeli della chiesa, un gruppo ristretto e piuttosto anomalo, a cominciare dalla perpetua, interpretata da una sublime Glenn Close. Martha è una donna così invasata da gridare al miracolo ogni qualvolta si trova di fronte ad una circostanza inusuale. Glenn Close racconta di aver tratto ispirazione dalla sua stessa esperienza con il culto cristiano. "I miei erano entrati in un gruppo religioso, chiamato Riarmo morale (fondato nel 1938 dal pastore luterano americano Frank Buchman, ndr) ed io ne ho fatto parte dall'infanzia sino all'età di 22 anni. Ero giovane e non ero una ribelle, tutt'altro. Allora ero un soldatino che cercava di compiacere i genitori, quindi so cosa vuol dire ritrovarsi dentro queste dinamiche, pronti a dare tutto per la causa, non solo spiritualmente ma anche realmente, in maniera tangibile: case, soldi, persino anelli di fidanzamento e fedi nuziali. Non è stato difficile per me immedesimarmi in quel tipo di personalità".
Pur con il suo solito stile leggero, il film tocca dunque temi importanti come la fede, il culto e il fanatismo religioso. Lo stesso Daniel Craig sottolinea questo aspetto: "Perché questa crescita? Forse è semplicemente un passare del tempo. Sia io, sia il regista siamo cresciuti in questi anni. Qualcuno può confondere questo cambiamento per una conversione quasi religiosa, visto il soggetto del film, ma in realtà Blanc cambia per meriti molto umani, perché viene a contatto con un'anima pura come quella di Padre Jud".
Rian Johnson racconta delle influenze letterarie che l'hanno portato a scrivere la sceneggiatura di questo terzo film: "Questa volta mi sono lasciato influenzare da un certo tipo di letteratura noir. Edgar Allan Poe, Arthur Conan Doyle, John Dickson Carr, per fare qualche nome. Ho cercato di trovare ispirazione dalle loro atmosfere gotiche". Le atmosfere del copione però non hanno influito sul clima sul set. "Sin dal primo film ho avuto la sensazione che noi tutti, regista e attori, non stessimo lavorando davvero dice Craig -. Tutta la produzione ha il sapore di una sorta di campo estivo.
Certo, la prima volta non sapevamo che sarebbe stato un tale successo e che ci sarebbero stati altri due film. Quindi ora, quando qualcuno per la prima volta entra a fare parte del cast della saga, io li saluto proprio così: Benvenuti al Knives Out Summer Camp".