Fedelissimo a Loiero: condannato e promosso

Condannato in via definitiva per falso in atto pubblico quando era commissario all’Asl di Cosenza. Coinvolto in due inchieste per presunte irregolarità nella stabilizzazione di lavoratori precari e per una storia di affitti poco chiari su cui pendono altrettante richieste di rinvio a giudizio. Contestato duramente a proposito del suo attuale ruolo che non potrebbe ricoprire non avendo i requisiti di legge. Nulla smuove Franco Petramala, direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, «fedelissimo» dell’ex governatore calabrese Agazio Loiero che lo ha voluto a tutti i costi in quell’ufficio a dispetto delle indagini in corso. Petramala finisce in carcere nel 1994, quand’era commissario straordinario dell’azienda sanitaria della città dei Bruzi e poi viene condannato con sentenza definitiva a sei mesi di reclusione per falso in atto pubblico. Nonostante ciò, Loiero lo «promuove» mandandolo prima all’Asp e poi, nel febbraio del 2009, affidandogli l’interim della direzione generale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza. Perché tanta determinazione nel voler rilanciare un manager già condannato? Piero Aiello, consigliere regionale Pdl, lo spiega così: «Che il dg dell’Asp abbia approfittato del suo ruolo per fare politica a favore di Loiero è più di un sospetto». Petramala, insomma, non si tocca, chi lo fa ne paga le conseguenze. È il caso di Doris Lo Moro, ex assessore regionale alla Sanità fino alla sua inaspettata rimozione: «Più volte - racconta l’esponente Pd - mi ero rifiutata di nominare Petramala, persona di stretta fiducia di Loiero, perché nel suo curriculum c’era una condanna definitiva per falso con pena sospesa». Pare che la cosa non sia piaciuta all’ex governatore, sonoramente trombato dalla coalizione del centrodestra alle ultime regionali. Sul capo del direttore generale pesa anche una nuova inchiesta: l’autoassunzione di un suo subordinato. Michele Fazzolari, assunto all’Asp con un contratto di tre anni, riceve infatti l’incarico di stabilizzare 320 precari. Senza perder tempo firma la determina e assume a tempo indeterminato anche se stesso, con l’avallo, e la firma, del suo capo. Risultato: sei avvisi di garanzia per abuso d’ufficio, tentato abuso d’ufficio, truffa e falso e successiva richiesta di rinvio a giudizio. Ma non basta. Pochi giorni fa la procura di Cosenza ha chiesto il processo per Petramala anche per un’altra inchiesta. Questa volta si tratta dell’affitto di una palazzina fatiscente, senza impianti tecnici e priva dei solai. Prezzo? 35mila euro al mese, 420mila euro all’anno per sei anni, la bellezza di 2 milioni e mezzo complessivi. Un contratto che secondo la procura non poteva essere firmato perché il palazzo non è di proprietà della società affittatrice. Secondo gli inquirenti sarebbero state fatte carte false per arrivare alla firma. Da qui la richiesta di rinvio a giudizio per concorso in falso ideologico per Petramala, altri due funzionari dell’Asp e per Fausto Aquino, rappresentante legale della società «Edera srl» nonchè presidente designato di Confindustria Cosenza. E siamo all’ultimo capitolo, quello della presunta incompatibilità di Petramala col suo ruolo di direttore generale. Il riferimento è al decreto legislativo 502 del 1992 dove si legge che «il direttore generale che sia stato candidato e non sia stato eletto non può esercitare per un periodo di cinque anni le sue funzioni in unità sanitarie locali comprese, in tutto o in parte, nel collegio elettorale nel cui ambito si sono svolte le elezioni». Petramala, come ricorda il senatore del Pdl Antonio Gentile, che sull’argomento ha presentato più di un’interrogazione parlamentare, «è stato candidato alle regionali del 2005 in una lista di supporto all’ex governatore Loiero. Essendo stato nominato nel 2008, erano passati solo tre anni e non i cinque previsti dalla legge». Non solo. Gentile ricorda anche che «il 18 gennaio 2008, con atto di protocollo n° 891, Petramala dichiara, mentendo, di non essere mai stato candidato alle elezioni regionali nel collegio di Cosenza».

Da qui l’esposto alla procura di Catanzaro che il 25 febbraio scorso chiede al gip la sospensione cautelare di Petramala. Richiesta respinta dal gip. Petramala, condannato per falso in atto pubblico e con il rischio di due processi in arrivo, rimane al suo posto.

(ha collaborato Luca Rocca)

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