Federer che vince non fa notizia. Ma il nuovo Federer (e poi spiegheremo perché nuovo) che si afferma per la quinta volta (come Lendl e Sampras) nelle Atp World Tour Finals e batte Nadal dopo un digiuno di un anno e mezzo, vale la prima pagina. Ci teneva, lo svizzero, a riprendersi il trono di Londra nella «O2 Arena» dopo il poco raccolto nellultimo torneo di Wimbledon, fuori ai quarti con il ceco Berdych, figuriamoci. Voleva dimostrare al mondo intero e soprattutto a se stesso di essere ancora il migliore, davanti alleterno rivale. Bene. Cè riuscito con una prestazione spettacolare dipanatasi lungo tutta la settimana del Master di fine anno con cinque successi in altrettante partite. In finale Federer ha giocato da maestro nel primo e nel terzo set mentre ha accusato un calo in quello centrale, ci può stare con un avversario del calibro del maiorchino. Il risultato (6-3 3-6 6-1 in 1h e 38) è più ampio di quanto dica il punteggio. Perché Nadal, per quanto straordinario nel gioco a fondo campo fatto di rotazioni impressionanti e dritti anomali, non era nelle migliori condizioni fisiche. E lui basa sulle qualità atletiche buona parte della sua forza. A differenza del suo avversario, che ha vinto tutte le partite precedenti in due set, ha faticato moltissimo per superare Roddick al debutto e solo a fil di sirena ha battuto in semifinale lo scozzese Murray (8-6 il tie-break decisivo). Lacido lattico sè fatto sentire a più riprese. E lindurimento alla coscia destra non era casuale.
Ma ci voleva Superman più che Nadal per contrastare Federer in versione riveduta e corretta rispetto solo a questa estate. In due mesi di vita in comune con Paul Annacone, il suo nuovo coach, lex allenatore di Pete Sampras, il giocatore elvetico ha migliorato il bagaglio tecnico accentuando le rotazioni e soprattutto consolidando il rovescio. Un tempo Federer lo giocava quasi controvoglia e, quando poteva, aggirava la pallina per colpirla di dritto. Adesso lo accetta quasi alla stregua del dritto riducendo il dispendio energetico e nervoso. Quando si dice lautostima. Ma è fenomenale come un tennista del suo valore si sia messo umilmente in discussione e in poco più di due mesi abbia migliorato i colpi, in particolare il più debole. Oggi il rovescio non lo è più. È come se Ibrahimovic si esercitasse al muro per migliorare il sinistro. Si nasce grandi, ma con il lavoro si diventa ancora più grandi. «Puoi farcela», gli ha detto Annacone. E Federer non sè tirato indietro. Al di là del successo di Londra, non cè più gap con Nadal, almeno sul veloce: questo il messaggio arrivato ieri da Londra.
Federer ha avuto nel servizio la solita arma micidiale, 100% di punti ottenuti con la prima nel set iniziale, 92% in totale. A Nadal non è bastato difendersi da fondo campo per reggere il confronto, impietoso nel set finale. Il break del primo set sè avuto nellottavo game, quello del terzo nel quarto game: curioso che in entrambe le occasioni il maiorchino fosse in vantaggio prima per 40-30 e poi addirittura per 40-15. Lo svizzero ha invece perso il set centrale quando ha ceduto il secondo turno di battuta con una serie di errori banali a rete e di dritto. Un passo falso, subito riscattato con un finale travolgente. A chiudere la partita un dritto allincrocio delle linee che ha avuto il placet di Nadal, da tempo con la testa nello spogliatoio. E così Federer, che a gennaio aveva vinto lAustralian Open, ha aperto e chiuso le danze della stagione. Per lui è la quinta affermazione in questa manifestazione che, con una formula inedita, mette a confronto i migliori otto giocatori del mondo. In passato laveva portata a casa nel 2003, 2004, 2006 e 2007. Adesso cè anche il 2010. Lunica macchia risale allincredibile sconfitta subita nel 2005 dallargentino Nalbandian. Lanno scorso non aveva superato il girone allitaliana, basta questo particolare per sottolineare il rinascimento di Federer. Con il successo di ieri ha incassato un milione e 630mila dollari e ha ridotto il distacco da Nadal nel ranking mondiale dun migliaio di punti e nel «testa a testa» con 8 vittorie e 14 sconfitte. Il sorpasso non più unutopia.
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