Feg, la cultura a Genova è privata

Feg, la cultura a Genova è privata

(...) quelle che si lamentano in continuazione per i tagli alla cultura, quelle che ce l’hanno scritto nello statuto, quelle che dovrebbero occuparsene per legge.
E invece. Invece, il problema è che il cartellone culturale più ricco e prestigioso di Genova lo mette in scena una fondazione che non è bancaria, ma industriale. Quindi, completamente privata. Quindi, siamo di fronte a un caso di mecenatismo puro. E questo dev’essere ben chiaro, perchè dà un ulteriore valore aggiunto a un progetto che è una somma di valori aggiunti.
La Fondazione in questione è la FEG intitolata ad Edoardo Garrone, presieduta e fortemente voluta da Duccio. Nei primi anni, la Fondazione ha ingranato lentamente, quasi provando una serie di iniziative, ma dando l’impressione che fosse quasi un di più, un po’ come la Fondazione Agnelli o la Fondazione Pirelli di oggi, leggermente periferiche rispetto al ruolo guida del Nord-Ovest che avevano avuto anche solo fino a pochi anni fa.
Poi, però, Duccio ci ha preso gusto. E con lui Paolo Corradi, collaboratore di una vita, che della Fondazione è il direttore e un po’ il deus ex machina. E, senza proclami, ma semplicemente con i fatti e le attività, la FEG è diventata la prima fondazione industriale italiana, quella che guida il triangolo del Nord-Ovest, ma soprattutto quella che - almeno dal punto di vista culturale - dà l’illusione che Genova sia rimasta la Superba e abbia un ruolo guida nel Paese, in un settore, perlomeno.
Lo stesso ruolo guida che Genova avrebbe avuto se - anzichè il sindaco-tramviere Cerofolini con le sue boutade sul «no alla città dei camerieri» e la peggiore sinistra d’Italia, arroccata sui conservatorismi più tristi - avesse ascoltato proprio Garrone e la sua idea di costruire Eurodisney a Cornigliano, anzichè a Parigi. Saremmo qui a raccontare un’altra storia. Poi, certo, in alcuni casi le intuizioni di Duccio sembravano follie erasmiane. Ma, certo, è uno con cui - anche quando siamo in disaccordo - è un piacere confrontarsi e confesso che prima o poi mi piacerebbe costruire qualcosa insieme a lui. Ma, per l’appunto, questa è un’altra storia e ci torneremo.
Per ora, vi diamo qualche anticipazione della collezione inverno-primavera della FEG, che poi approfondiremo passo passo durante l’anno. Ma vale la pena di ricordarne qualche pezzettino, a partire dalle iniziative in collaborazione con il Ducale di Luca Borzani, fra cui le ultime lezioni di storia antica e la nuova edizione de La Storia in piazza, ma anche il ciclo di lezioni economiche «Sopravvivere ai tempi della crisi» e quelle (anche se alcuni relatori, da Mario Tozzi a Luca Mercalli, non mi entusiasmano) sui cambiamenti climatici. E poi, si va dalla mostra antologica di Emilio Bocciardo all’accademia Ligustica, a una di arte contemporanea, al ritorno dei lunedì FEG, le serate per raccontare cantanti ed attori sul palco del teatro dell’Archivolto. Che sono bellissime, anche grazie all’ottima intuizione scenica di Giorgio Gallione, e sarebbero ancor più belle con un pizzico più di coraggio nella scelta dei nomi.
E ancora, una novità assoluta come «Viaggiar per storie», un progetto nato da un’idea di Stefano Termanini, che si snoderà fra aprile e maggio per raccontare la grande capacità di essere viaggiatori di genovesi e liguri: dai viandanti medievali alla scoperta dell’America; dagli ambasciatori inviati dal Doge alle partenze per l’America ai tempi di Amedeo Peter Giannini, dalla Fontanabuona e da Favale di Malvaro. Fino a Ellis Island e al turismo ligure, con una conclusione che potrebbe essere dedicata addirittura ai viaggi sulla luna, con il sogno di avere ospite Franco Malerba, il primo italiano in una missione Shuttle. I relatori del ciclo non sono ancora decisi, ma i nomi pensati sono ottimi e abbondanti, da Claudio Magris a Franco Cardini.
E ancora, l’aiuto al museo di arte contemporanea di Villa Croce, un master di turismo culturale per lo sviluppo dei territori che premierà studenti a Santa Margherita Ligure e, sempre in tema di formazione, la cattedra Edoardo Garrone, la scuola di specializzazione in management, i corsi «Scuola leggendo» e «Genova scoprendo», il master in politica economica portato avanti da una grande firma come Gibì Pittaluga e anche le lezioni nelle aziende genovesi per portare i ragazzi nel cuore della produzione industriale della nostra città. O, almeno, di quel che ne resta.
Poi, in autunno, le lezioni di filosofia - che in Sicilia sono state un grandissimo successo, con anche il pregio di essere state confezionate praticamente in casa dallo staff di Garrone e Corradi - sbarcheranno anche a Genova, portando i filosofi al centro del dibattito della nostra città.


Il che, per un mondo in cui spesso ci si accalora solo per litigare o per impegnarsi affinchè il vicino di casa o di scrivania vada peggio di noi, anzichè pensare ad andare bene noi, è un grandissimo evento. Insomma, parlare di filosofia, anzichè fare pettegolezzi sul vestito della moglie di Tizio riciclato rispetto alla festa dell’anno scorso. Fosse anche solo per questo, la Fondazione Edoardo Garrone ha già vinto.

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