Ariela Piattelli
A volte basta una foto per raccontarsi. E non bisogna essere fotografi professionisti per riuscire a immortalare un momento della vita che possa esprimere una piccola frazione della propria intimità. Il mio dentista ama il tango è il concorso del Festival Internazionale di Roma «Fotografia» che ha premiato quindici dilettanti della macchina fotografica: i lavori dei partecipanti, ognuno dei quali ha presentato due fotografie, rimarranno esposti fino al 23 giugno in una mostra collettiva nelle stazioni della metropolitana Cipro e Piramide. Il mio dentista ama il tango è certamente un titolo provocatorio, ma esprime una verità e pone laccento su quella vocazione dellarte fotografica di svelare gli aspetti inediti o nascosti della realtà. Lo sguardo parte dalla dimensione quotidiana del soggetto e allora lobiettivo fotografico si concentra su quei gesti che facciamo abitualmente, per cavarne fuori quellanelito di poesia che ognuno di essi possiede. Gli scatti di Cristina Palmarini immortalano un uomo che legge su un divano, un altro uomo (o forse lo stesso) che taglia il pane: sono «gesti quotidiani - scrive la Palmarini - che possono trasformarsi in arte e passione». E questa sorta di «ars maieutica» del quotidiano negli scatti di Enrico Sessa, intitolati Facce e faccende, diventa lindagine sul rapporto tra i soggetti (e oggetti) simili: allora due amici fumano una sigaretta sul lungomare e si osservano, e due mollette per stendere il bucato (le faccende appunto) si ritrovano sole, a pendere dallo stesso filo. I soggetti migliori, e paradossalmente i più interessanti, sono spesso le persone e le cose che ci sono accanto: «Solo nellintimità di casa Andrea indossa gli occhiali da vista e Niccolò si diverte a mascherarsi» scrive Marcella Persichetti, che fotografa i suoi soggetti alle prese con le abitudini esclusivamente domestiche. Poi cè chi sceglie di uscire di casa e dirigersi in India, per raccontarsi attraverso lo sguardo dellaltro: sono gli scatti di Roberta Pipinato, medico volontario in India, che fotografa bambini, di lingue e culture diverse, mentre giocano e si divertono. I percorsi possibili sono dunque infiniti, ognuno di questi fotografi compie un vero e proprio viaggio, sia esso reale o metaforico. Limportante è che ci sia qualcosa da svelare.
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