Ferrara, vita da precario «Io, sempre sotto esame contano solo i risultati»

Se per caso vedrete Ciro Ferrara portarsi una valigetta accanto alla panchina dello stadio Olimpico, non preoccupatevi: non è quella del massaggiatore e neppure quella con la scorta di tranquillanti. È la valigetta del precario che c’è in lui. Niente di meglio che un Juve-Milan per sentirsi tale dopo aver ascoltato tutti e di tutto, aver vinto una partita tirando in porta una volta, vedendo scomparire attaccanti e giocatori importanti (non è il caso di Giovinco: fermo per un mese), e annusando l’aria torinese che saprà di neve, ma soprattutto di contestazione.
Aria torinese, non torinista perché quella è molto peggiore. Ma stasera la Juve potrebbe essere di nuovo tra le stelle o nuovamente finire tra le stalle. La valigetta di Ciro aprirsi e chiudersi vorticosamente, il campionato riassumere il difficile momento bianconero o riportarlo al dolce stil novo di inizio stagione. «Servirà una Juve caparbia», ha riassunto il nostro. Ancora una volta in attesa di giudizio: «Sarò sempre sotto esame. Non chiuderemo mai il discorso. Vale per me e vale per chiunque. E tutto è legato ai risultati». Sì, certo, cosa volete vi dica un napoletano dal sangue doc? Gli esami non finiscono mai. Calcisticamente tradotta in «vita da precario». Che poi sia una soluzione sciocca del problema, anzi dilettantistica, è un altro discorso. Corrono le voci: Ferrara rischia ancora. Ma lui resiste, resiste, resiste. «Ho sentito fiducia e vicinanza della società e la sento ancora». Certo, se aspettano un po’, arriverà fine campionato quando Ciro lascerà libero il posto. Che poi è la soluzione preferita dalla società. Oggi meglio non corra la fantasia di Bettega e Blanc ai quali il tecnico ha illustrato, piuttosto, la necessità di rinforzarsi, visto che partirà Tiago. «Faremo qualcosa sul mercato. Serve un centrocampista, non difensori perché sono partiti in due, ma eravamo in dieci». Eravamo nel senso che c’è (ci sarà) anche lui? Boh!
Dice Milan e Ferrara rispolvera il classico dell’audacia. «Non parlerei di finale, perché questo termine ha portato male l’ultima volta che l’ho detto (Bayern ndr). Direi gara di alto livello, molto sentita e intensa, sarà bello per chi la giocherà». Magari, a dita incrociate, ricorderà che il Milan non vince a Torino dal 2004, ma ogni scaramanzia ha l’altra faccia. Un po’ seccato per quell’addebito circa i troppi infortuni. «Non li abbiamo solo noi». Però ammette che il Milan ne ha avuto qualcuno in meno. «Ma sta facendo bene e merita i risultati ottenuti». Complimento che estende a Leonardo, l’altra metà del cielo degli esordienti in panchina. Bei tempi quelli in cui Ferrara sembrava destinato al futuro di Leonardo e viceversa. Dunque... «Sono contento per Leo, perché merita quanto sta ottenendo. L’ho visto sempre sereno». Suggerimento: magari ci vorrebbe un brasiliano per rigenerare Diego e Melo. «Ma qui si è sempre parlato di un russo. Pardon di un olandese».
La battuta vien bene e regala l’unico attimo sopra le righe di un allenatore che tiene sempre profilo basso: forse troppo per il popolo juventino, in linea con una depressione costante e una miseria di gioco dovuta a calciatori imbrocchiti e idee non sempre coerenti. Ci vorrebbe uno scintillio, uno scatto di fantasia. La Juve ci proverà, perché l’Inter le ha insegnato qualcosa.
Probabile la stessa formazione di Parma. Del Piero in panca, l’unico segnale di una squadra che guarda davvero al futuro. Il capitano non ha ancora segnato gol, ha passato più tempo a guardare che a giocare. L’umore è storto, Ferrara lo sa bene, avendo passato il fine carriera troppe volte sulla panca. Del Piero tace. «Con Alessandro ho parlato in maniera chiara e rimane ciò che ci siamo detti. Non potrà essere contento, ma si sta comportando da professionista e capitano». Non è un de profundis, ma l’autentico segnale che le gerarchie sono cambiate. Ed anche il destino del capitano, nonostante quella claque che tenta di intimidire tutti i tecnici.
A proposito di claque.

Che fine farà Ronaldinho? Sarà rincorso dai buuuh! Trattato secondo lo schema del razzismo da stadio? Balotellizzato oppure no? In un caso o nell’altro ci sarà il tanto per capire da quale parte sta la Torino in bianco-nero.

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