Ferrero e Giordano a Mirafiori fanno il pieno di urla e proteste

da Roma

Atmosfera a dir poco glaciale a Mirafiori per Paolo Ferrero e Franco Giordano: gli operai della Fiat hanno accolto ieri il ministro della Solidarietà sociale e il segretario di Rifondazione comunista, che distribuivano volantini ai cancelli dell’impianto, con diffuso malumore, sfociato talvolta in proteste ed espressioni di rabbia. Per la gran parte i metalmeccanici di Mirafiori hanno tirato dritto, indifferenti alla presenza dei due politici. Un clamoroso insuccesso per i due leader rifondatori, che tentavano di informare gli operai sui progetti del partito riguardo a temi importanti come pensioni, tfr, precariato, sanità.
Si è così ripetuto ai cancelli dell’impianto automobilistico torinese il flop che aveva caratterizzato, il 7 dicembre scorso, la visita in fabbrica dei tre leader sindacali. Epifani, Bonanni e Angeletti s’erano beccati i fischi delle assemblee, che protestavano per la «truffa» del Tfr e per il piano sulle pensioni. «Una bellissima esperienza», aveva dichiarato allora il segretario della Cgil. «Sono qui per sentire che cosa pensano i lavoratori sulle pensioni e sull’uso del tesoretto. Spero almeno che questa azione abbia un valore simbolico», ha commentato ieri Ferrero dopo un’ora e mezzo di volantinaggio infruttuoso. Al ministro e al segretario di Rifondazione gli operai hanno chiesto «più fatti e meno parole», soprattutto sulle pensioni. Nelle fabbriche metalmeccaniche torinesi si stanno svolgendo, da qualche giorno, scioperi spontanei contro lo «scalone» e la ventilata revisione dei coefficienti di rivalutazione delle pensioni. Ieri si sono fermati i lavoratori della Mahle Valvole e della Itca di Grugliasco, impianti che occupano complessivamente 1.200 persone. La Fiom-Cgil si è schierata apertamente contro i progetti di Tommaso Padoa-Schioppa sulla riforma delle pensioni.
La tensione sulle pensioni resta dunque alta. Tanto che il prossimo incontro fra governo e parti sociali, dopo il fiasco dell’esordio, slitterà quasi certamente al dopo-elezioni, dunque a giugno. Oggi i tre leader sindacali vedono i gruppi parlamentari dell’Ulivo e di Rifondazione per discutere di previdenza, ed Epifani avverte: «I toni da ultimatum di Padoa-Schioppa non vanno bene».

Intanto giungono i dati Inps sulle domande di pensione di anzianità: nei primi tre mesi di quest’anno, sono diminuite del 22% le domande, e calate del 38,3% le richieste accolte. Scese del 3,9% anche le domande di pensione di vecchiaia.

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