da Milano
«Stiamo analizzando il caso. Quello americano è un mercato che non ci dà abbastanza volumi di contrattazioni. Restarvi con tutti quei filings (quelle dettagliate informazioni al mercato che rappresentano un costo per le società, ndr) non è unesperienza piacevole». Quanto dichiarato da Sergio Marchionne al Giornale, durante la presentazione dellauto globale Fiat Linea a Istanbul, fa capire che sulla scrivania dellamministratore delegato del Lingotto cè il possibile «delisting» del titolo torinese dalla Borsa di New York.
La Fiat, in proposito, potrebbe non essere sola. Anche Ducati, come riportato nelle scorse settimane dal Mondo, starebbe valutando in queste settimane lopportunità di abbandonare la quotazione sulla piazza americana. Ad agevolare luscita da Wall Street sarebbero le norme approvate recentemente dalla Sec, cioè la Consob americana, in vigore dal prossimo giugno: se gli scambi giornalieri di una società a Wall Street nel corso di 12 mesi risultano inferiori al 5% del volume complessivo delle contrattazioni di quel titolo, il «delisting» è consentito. Per la Sec circa il 30% dei gruppi stranieri nel listino di Wall Street sono sotto il tetto del 5 per cento. LAuthority, comunque, confida che nel momento in cui le nuove norme saranno operative non si assisterà a grossi esodi.
Limportanza di essere presenti a New York è da ricondurre al prestigio assicurato dalla piazza (la ragione che una ventina di anni fa aveva portato Gianni Agnelli a optare per la quotazione della Fiat anche Oltreoceano) e per le garanzie, davanti agli azionisti, di un maggiore rigore dei controlli. Ma i tempi sono cambiati e nelle strategie aziendali la voce prioritaria è contenere i costi a fronte dei massicci investimenti per favorire lo sviluppo. La permanenza a New York, in proposito, comporta aggravi non indifferenti: dal 2002 laumento degli oneri legati alla burocrazia, come richiesto dalla legge Sarbanes Oxley, è stato di qualche milione di euro. A Wall Street, oltre a Fiat, sono quotate anche Ducati, Eni, Enel, Telecom, Benetton, Luxottica e Natuzzi. Bisogna anche precisare che i titoli delle società straniere che non sono quotate direttamente a Wall Street, sono scambiati sui mercati finanziari americani sotto forma di adr (american depositary receipt), cioè titoli rappresentativi di pacchetti di azioni depositati presso le banche statunitensi. Nella sua recente inchiesta il Mondo aveva indicato solo in Ducati lazienda italiana propensa al delisting («il nostro vantaggio di visibilità a restare a Wall Street è minimo e gli scambi dei nostri titoli negli Stati Uniti è solo l1% del totale», il commento del direttore finanziario Enrico DOnofrio riportato dal settimanale). Mentre per gli altri gruppi, la quotazione a Wall Street non viene messa in discussione.
Oggi, intanto, al Centro storico Fiat di Torino si riunirà lassemblea convocata dai possessori di azioni Fiat risparmio con allordine del giorno lopportunità di conversione di questi titoli in azioni ordinarie.
Ieri a Piazza Affari il titolo Fiat è stato oggetto di realizzi e ha chiuso la giornata a 21,66 euro (meno 0,96%).
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