I bagni freddi, la «scuffia» con il lenzuolo sopra la testa quasi a soffocare e poi lelettrochoc: mentre Marco Turco a Trieste girava Cera una volta la città dei matti, nei luoghi e nelle strutture vere di quella che sembrava negli anni 70 lutopia di Franco Basaglia, ossia chiudere i manicomi e restituire alla città i malati come persone, cè stato chi, ex paziente e in quel caso comparsa, è svenuto sul set. La prima puntata della miniserie sul disagio mentale e il percorso di Basaglia e dei suoi per scardinare la logica dei manicomi, è andata in onda ieri sera in prima serata su Raiuno. Oggi la seconda puntata. Il film, interpretato da 93 attori (e molti ex pazienti) capitanati da Fabrizio Gifuni carismatico Basaglia, «se non fosse stato per Fabrizio Del Noce - ha detto la produttrice Claudia Mori - forse non sarebbe andato in onda». La figlia dello psichiatra, Alberta, vice presidente della fondazione intitolata ai genitori Franca Ongaro e Franco Basaglia in un primo tempo aveva ostacolato il progetto ma, dopo la visione, ha detto «di aver ritrovato» il padre nellinterpretazione di Gifuni. Tra i consulenti del film anche il «basagliano» Peppe DellAcqua, direttore del dipartimento di salute mentale a Trieste.
«Come attore sento molto il senso di responsabilità», ha detto Gifuni per il quale era importante che il film «sottolineasse la figura straordinaria ed eccezionale di Basaglia, ma non avvalorasse il falso che un uomo da solo può cambiare le cose». Marco Turco, invece, ha sottolineato come tante storie vere di quegli anni affiorino nella sceneggiatura: «Molto in questa fiction è vero - ha detto - i luoghi, persino i letti e le lenzuola».La fiction Oggi la seconda puntata di «Cera una volta la città dei matti»
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