"Chiederemo più sforzi a chi finora ha dato di meno" Questo lo slogan di Mario Monti che, dopo aver intascato la fiducia al Senato, la incassa anche alla Camera con 566 sì e 61 no. E lo fa prendendo parola a Montecitorio e ringraziando innanzitutto chi gli ha consentito di essere lì: Napolitano e Berlusconi: "Ho molto apprezzato il senso di responsabilità istituzionale e il contributo che anche da parte sua per rendere semplice questa successione". Numerose le riforme che l'economista vuole mettere in agenda, non escludendo l'utilizzo dello strumento del decreto legge. "Si fa il possibile perchè ci sia un ampio consenso", ha sottolineato il professore rimarcando come "sia naturale che le distanze potranno aumentare nel momento in cui verranno presentati i provvedimenti che il governo ha intenzione di varare".
E davanti a un attento Gianni Letta - che anche ieri ha seguito i lavori al Senato - ha illustrato i punti più controversi del suo programma, già elencati a Palazzo Madama, a partire dal federalismo: "Avevo dei soprassalti identitari al mio interno perché mi dicevo non sei lombardo, non sei varesino?", ha scherzato il premier spiegando che non c'è "nessuna contraddizione tra il rispetto di quanto è già stato deciso in materia, che ovviamente il governo intende seguire da vicino nel processo di attuazione, e l'avere istituito una specifica attenzione alla coesione territoriale, valore che interessa tutti".
Il suo in ogni caso sarà un governo a tempo e Monti ne è consapevole, tanto da chiedere di continuare a chiamarlo "professore": "Come diceva Spadolini, i presidenti passano, i professori restano". L'esecutivo si è quindi impegnato a governare "non un minuto di più del tempo sull'arco del quale questo parlamento ci acciorderà la fiducia", ma la sua prospettiva resta quella delle elezioni del 2013. "Ed è un compito già quasi impossibile", sottolinea Monti precisando: "Non avrei accettato con la predeterminazione di una durata minore di quella, ma per favore non usate espressioni come staccate la spina. Avremmo dei problemi di identità, non siamo un apparecchio elettrico e poi saremmo forse incerti se siamo un rasoio o un polmone artificiale".
Ma soprattutto l'economista torna ancora a difendersi dalle accuse di far parte dei poteri forti: "Anche se parte della responsabilità della crisi è delle istituzioni finanziarie, di poteri forti in Italia non ne conosco, se intendiamo quelli veri. Ho avuto il privilegio di vedere quasi tutti questi poteri nel mondo, nel mio ruolo di commissario alla concorrenza". Monti poi ricorda quando impedì una fusione tra due società americane e "l’Economist scrisse che il mondo degli affari americani considera Monti il Saddam Hussein del business". Il governo è quindi "leggermente disturbato" da queste espressioni, ma il premier è consapevole che "tocca a noi dare la prova che voi non avete ragione con queste allusioni".
Nel breve periodo, assicura Monti, "ci sentiremo contenti se vi avremo aiutati ad accrescere la credibilità delle istituzioni presso i nostri concittadini". Ma il compito del nuovo esecutivo è soprattutto quello di "favorire una almeno parziale deposizione delle armi» da parte delle varie forze contrapposte, per agevolare decisioni e anche le spiegazioni ai nostri concittadini di decisioni non facili e gradevoli che dovremo prendere nel breve periodo". Per questo motivo, Monti chiede non "una fiducia cieca, ma vigilante".
Il governo Monti, quindi, proverà a dare alle istituzioni maggiore credibilità tra gli italiani, ma anche in sede europea. Ecco perché il nuovo premier la settimana prossima sarà a Bruxelles per render conto delle nuove misure alla Ue e incontrerà Nicolas Sarkozy e Angela Merkel "per avere d’ora in poi un contributo permanente dell’Italia alla soluzione dei problemi dell’euro".
Scontato il voto dopo le dichiarazioni di voto: solo la Lega ha ribadito il suo no al nuovo esecutivo. Il leader dell'Italia dei valori, Antonio di Pietro ha precisato che "la nostra non è una fiducia a occhi chiusi: Una fiducia però che non sarà al buio perchè prima vogliamo sapere quale sarà il vostro programma che ancora non conosciamo". Pierluigi Bersani ha invece promesso un sì "senza giri di parole, senza asticelle e paletti temporali.
Vi sosterremo lealemente ma con l’orgoglio delle nostre idee e proposte di cui vi chiediamo di tener conto". Sì "compatto" anche del Pdl "al governo Monti, formato da ministri degnissimi cui va il nostro augurio di buon lavoro", come ha detto Angelino Alfano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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