Leggere dessere morto allunga la vita. Il più noto caso fu quello di Ernest Hemingway, dai cui romanzi erano stati tratti vari film; era già famoso quando venne dato per defunto in un incidente aereo. Sopravvissuto, ebbe modo di apprendere che cosa davvero i colleghi pensavano di lui. Pago di questo, anni dopo mise in bocca la canna del fucile e sparò.
Nel mondo del cinema è capitato di leggersi morto anche a Dino Risi, senza che ciò labbia indotto a uccidersi, anzi. Certo, lui sera dovuto accontentare dun cenno su un solo giornale, il Giornale. Comunque allora Risi non aveva ottantanni; ora ne ha novanta.
Monica Vitti aveva invece avuto diritto a un ampio «coccodrillo» (nome gergale delle necrologie) su Le Monde; per scusarsi, il quotidiano la colmò di fiori, a mazzi, non a corone. Comunque allora la Vitti non aveva sessantanni; ora ne ha qualcuno di più...
Ieri a Mario Monicelli è successo esattamente lo stesso che a Risi: un cenno, però «letale», su Le Figaro, sotto il titolo: «Appel dartistes italiens pour punir lEglise catholique». Il primo ad accorgersene è stato un attore francese notissimo in Italia: Jean Sorel. Ma larticolo non parla di cinema, anzi: Richard Heuzé vi scrive infatti da Roma che «intellettuali di sinistra», sulla rivista Micromega, hanno invitato i fedeli a «punire» il Vaticano per «loffensiva contro le libertà civili». Tra i firmatari dellappello - continua Le Figaro - «grossi nomi delle arti e delle lettere, inclusi (...) i registi Bernardo Bertolucci e Mario Monicelli (in seguito scomparso)...».
Quando ha appreso da me desser «morto», Monicelli ha commentato: «Il giornalista deve avermi confuso con Comencini. Ciò mi lusinga, perché lui era più bravo di me! Però dovrò darmi ancora più da fare coi film - lultimo suo è uscito pochi mesi fa, ndr - perché si sappia che sono ancora al mondo».
Manifesti (con possibile esito nefasto) e cinema si sono incrociati anche sullo schermo.
«Le Figaro» fa morire in anticipo Monicelli
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