
Stefano Benni è stato un autore che ha segnato una generazione a colpi di fantastico e di ironia. Per rendersene conto basta guardare sui social... il numero di ricordi che partono da una citazione dei suoi libri non si contano. Comici spaventati guerrieri, Terra!, Bar sport...
Benni è stato la bandiera di un certo tipo di giovinezza gauchiste degli anni Ottanta e Novanta che leggeva alternativamente Benni, Cuore, o Benni su Cuore. Di quell'epoca era uno degli interpreti più onirici e malinconicamente spensierati. Probabilmente il meno ideologicamente limitato. Benni è stato, ad esempio, uno degli autori di Beppe Grillo. Suo il soggetto e la sceneggiatura di uno dei film più riusciti del comico: Topo Galileo. Tema? Potere, controllo ed invadenza della tecnica. Colonna sonora? Della coppia Fabrizio De André e Mauro Pagani. Altri attori a parte Grillo? Claudio Bisio e Jerry Hall. Poi i rapporti con Grillo, sempre di amicizia, sono diventati menosemplici relativamente alle utopie, passate dallo schermo alla politica vera. Lo spiegò lo stesso Benni in un'intervista a Il Fatto quotidiano ricordata ieri anche da Dagospia: "Ho visto poche persone cambiare come Beppe: era allegro, ottimista, credeva davvero di cambiare il Paese. Poi è stato tritato dalla macchina degli adulatori e da gente mediocre. Beppe pensava di essere meno intelligente di loro, invece era molto più saggio e disinteressato. Ora lo sento ancora, ma non parliamo di politica o ci sbraniamo".
Ieri però il ricordo di Grillo è tornato proprio a quel prima, a quando la questione era solo giocosamente artistica: "Con te se ne è andato un pezzo di fantasia e di immaginazione del mondo. Ci incontreremo su qualche astronave Zuikaku". Il riferimento è una delle navi spaziali del molto onirico Terra!. Il romanzo di Benni raccontava un mondo scivolato in una guerra mondiale a pezzi dove si creavano le più assurde alleanze e nel mezzo c'era anche una stramba Europa, legata alla Cina, che spediva nello spazio una sghemba navicella dopo aver contribuito a macellare la povera Terra. Oggi sembra un po' meno onirico che ai tempi... Anzi Benni ha anche mancato invenzioni fondamentali come i banchi a rotelle che nel libro sarebbero stati benissimo.
Sempre a sinistra l'amatissimo Benni - soprannome Lupo - non le mandò a dire nemmeno al ministro Franceschini. Rifiutò, correva l'anno 2015, il premio De Sica perché non gli piacevano le politiche culturali del governo. Ne ebbe una reprimenda con lettera a Repubblica, per Franceschini era "male informato". Rispose che l'impegno del ministro a riportare la cultura al centro era meglio accelerasse: "non vorrei premi alla memoria".
Oggi alla memoria parlano tutti, gli scrittori (Culicchia), gli attori, Bisio e Finocchiaro tra gli altri, i politici, dal ministro Giuli a Elly Schlein. Un ricordo meritato ma Benni avrebbe forse preferito, come la Luisona (se non la conoscete passate sopra al dotto pezzo di Piersandro Pallavicini), non essere masticato dalla vita. Ecco perché scriveva.