Quando l'erba di via Gluck era già diventata una città, qui Adriano Celentano girava il video destinato a diventare famosissimo. Poi anche al Gallaratese sono arrivati i palazzi, le giovani famiglie sono diventate coppie di anziani, sono arrivati l'immigrazione e il mega centro commerciale. «Ma l'unica sala teatrale e l'unico cinema del quartiere resta il nostro» racconta don Riccardo Festa, parroco di Maria Regina Pacis. «È un luogo molto importante per le quarantamila persone che vivono qui. Per questo ci siamo impegnati fino all'ultimo per ristrutturare il Cineteatro e stiamo ancora cercando fondi per digitalizzare la sala dove proiettiamo i film. Abbiamo un mutuo pesantissimo da pagare...».
Sole a catinelle, Cattivissimo me, The Impossible, per dire qualche titolo della passata stagione con cui i milanesi della zona hanno trascorso la serata. Ma il fiore all'occhiello del don è il teatro. Il musical Peter Pan, rappresentato dalla compagnia dei giovani, ha collezionato sei repliche e duemiladuecento spettatori. Duemiladuecento. E poi la versione over 60 di Cats. A mettere in scena Memory e le altre liriche di Eliot in traduzione pop sono stati gli ospiti della casa di riposo Quarenghi. Grande pubblico di parenti e amici. Anche le scuole della zona si servono del Cineteatro per i saggi di fine anno.
Per usare un'espressione forse consumata ma che rende l'idea, si tratta di un presidio sociale in una zona non facile. Un caso tutt'altro che isolato. Le sale della comunità, o cinema parrocchiali per i nostalgici delle parole antiche, a volte sono fari in quartieri spenti. Come il Cineteatro Stella, tra il Ticinese e il Gratosoglio, una delle settanta sale della Diocesi (su un totale di centoventi) che sono già passate al digitale. Sale famose sono attive anche in centro, come San Fedele o lo Gnomo, o in zone semicentrali come l'Acquabella in via Goldoni e la Don Bosco in Melchiorre Gioia. Qui consentono anche a chi non ha troppi soldi da spendere di godersi una serata di cinema. E il digitale è una rivoluzione non da poco: i Cineforum possono essere se non di prima visione - cosa che a Milano è ancora tabù - almeno di buona qualità. Oltre ai cult movie, molte pellicole d'essai, registi non facili e storie che fanno poca cassetta ma molta cultura.
Tutto ciò è possibile grazie ai volontari. Quattrocento persone che hanno seguito ventidue corsi di formazione e domani sera faranno festa insieme al Centro pastorale ambrosiano di Seveso.
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