Non ci sono didascalie, non ci sono foglietti esplicativi e non ci sono nemmeno audio guide: che mostra è? L'operazione di Eni, che ha portato a Milano a Palazzo Marino la Madonna di Foligno di Raffaello direttamente dai Musei Vaticani, è uno studio specifico su un'opera d'arte del 1512 che ha valore ed importanza anche per l'apporto che la tecnologia muove a sostegno e contributo di un'operazione artistica di tale rilevanza. È forse concluso il tempo in cui si ciondolava davanti ai quadri e si lamentava mal di piedi dopo aver visto una mostra. Se ancora non è finito del tutto, ormai sono sempre di più gli allestimenti che si pongono come delle esperienze da vivere, coinvolgendo a trecentosessanta gradi il visitatore.
Certamente così avviene per il Raffaello portato a Palazzo Marino: entrando nella Sala Alessi, infatti, sembra di essere parte di un set cinematografico. La Madonna è chiaramente protagonista, avvolta nel suo ambiente specifico e ricavato appositamente con uno studio tecnologico e scientifico. Subito dietro, però, le sorprese non finiscono e compare un'area video di ben 16 metri di lunghezza per 4 di altezza (che, eppure, non disturba minimamente la meraviglia dell'opera appena vista): le guide, giovani preparati che accompagneranno i visitatori a gruppi per tutta la durata della mostra, attraverso un i pad e una luce luminosa rossa usata come indicatore, decidono di approfondire questo o quell'aspetto per spiegare e rispondere alle domande del pubblico. Attraverso la tecnologia, insomma, dopo la visione della Pala e grazie alle guide, si possono vedere, su questo schermo luminoso, dettagli dell'opera di Raffaello di volta in volta diversi, o ascoltare, accompagnando le parole con relative immagini, informazioni sulla sua arte e altri dettagli. «Vogliamo accontentare le specifiche esigenze di ciascun visitatore e permettere, attraverso queste immagini video e le spiegazioni relative delle guide, di seguire i diversi tipi di pubblico che intervengono ad una mostra - dice Valeria Merlini, curatrice con Daniela Storti-. Uno studente non avrà mai le stesse domande di una signora o di un bambino: questo allestimento si serve della tecnologia anche come mezzo per aprire le possibilità di una maggiore partecipazione. Se un visitatore si sente coinvolto capisce meglio e, soprattutto, ricorda».
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