Roma - Nell’ultima settimana Mario Canzio ha inviato quattro promemoria al ministro dell’Economia per segnalargli - com’è nei suoi compiti istituzionali - i difetti di copertura della legge finanziaria.
L’ultimo risale a venerdì scorso. Mario Canzio è il Ragioniere generale dello Stato. Cioè l’uomo che deve controllare e verificare il rispetto dell’articolo 81 della Costituzione: quello che prevede che ogni legge di spesa (e la legge finanziaria, mai come quest’anno, lo è) deve avere adeguata copertura.
È lui che «bollina» ogni emendamento o misura della manovra; cioè certifica che ogni norma sia «coperta». E la manovra - secondo i promemoria di Canzio - tecnicamente non lo è. Nonostante gli «appunti» del Ragioniere generale, Tommaso Padoa-Schioppa ha tirato dritto. Se li ha letti, non li ha presi in considerazione. E ha dato il via libera a un emendamento che - al momento - potrebbe comportare, se non corretto, un maggior onere a carico dello Stato per 300 milioni.
In modo particolare, il Ragioniere generale ha acceso i riflettori sull’emendamento destinato a cancellare l’introduzione del ticket di 10 euro sulla diagnostica. La sua eliminazione costa 830 milioni di euro. Di questi il governo avrebbe individuato coperture per oltre 500 milioni. I restanti 300 milioni sarebbero scoperti. E di questi, totalmente infondate sarebbero le soluzioni individuate per 94 milioni attraverso il taglio dei Fondi europei di sviluppo.
La commissione Bilancio del Senato aveva chiesto che ogni emendamento fosse accompagnato da una relazione tecnica che indicasse i costi dell’operazione. Relazione tecnica attesa dalla Ragioneria. E così è stato per tutti gli emendamenti. Tranne per uno: quello sui ticket.
La Ragioneria aveva presentato una sua relazione tecnica al ministro. Ed era contraria alle soluzioni di copertura individuate. Padoa-Schioppa, però, l’ha sostituita con un testo messo a punto dal suo sottosegretario, Nicola Sartor, favorevole alla copertura. Non solo. L’altro giorno, domenica, lo stesso ministro è andato al Tg1 ad annunciare: «Le coperture ci sono tutte. Gli italiani possono stare tranquilli». Nel cassetto, però, forse ancora conserva i promemoria di Canzio che dicono il contrario.
Così, ieri mattina, in una sua rara apparizione pubblica, è lo stesso Ragioniere generale a confessare che la copertura dell’emendamento sul ticket «è un argomento molto delicato». E a quattr’occhi con i suoi collaboratori - dopo l’uscita televisiva di Padoa-Schioppa - si sfoga: «Così non si può andare avanti. Se continua così - riferito al ministro - mi dimetto».
I suoi «mal di pancia», i suoi sfoghi, sono arrivati all’orecchio sia del ministro sia di Prodi. Già, perché il Ragioniere generale dello Stato, seppure inquadrato nell’organico del ministero dell’Economia, viene nominato dal Consiglio dei ministri, come il Comandante generale dei Carabinieri o il presidente della Cassazione. Così, Prodi ha convocato in tutta fretta a Palazzo Chigi sia Padoa-Schioppa sia Livia Turco, responsabile della Sanità. Con l’obbiettivo proprio di trovare una soluzione al problema dell’emendamento sull’eliminazione del ticket.
In teoria, il governo ha ancora qualche giorno di tempo per trovare la copertura; almeno fino a quando l’articolo in questione non arriva nell’aula del Senato. Sempre che non venga chiesto il voto di fiducia sulla manovra. In tal caso, la discussione degli articoli verrebbe azzerata. Con buona pace delle perplessità della Ragioneria.
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