Finanziaria, la rivolta delle piccole imprese

L'appello dei commercianti e degli artigiani. Chiesta la modifica di due passaggi fiscali: in discussione gli articoli sulla riscossione e la compensazione tra debiti e crediti. Oggi il testo in commissione al Senato

Finanziaria, la rivolta delle piccole imprese

Roma - Un appello al premier Berlusconi, al governo e al Parlamento. Un tentativo in extremis per far modificare un paio di misure fiscali della manovra che rappresentano «gravi violazioni dei diritti dei contribuenti, e nulla hanno a che fare con la lotta all’evasione». Confindustria, e Rete imprese Italia (che mette insieme Confcommercio, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confesercenti) si scagliano contro le nuove norme sulla riscossione e sulla compensazione fra debiti e crediti fiscali che «rischiano di avere conseguenze irreparabili, specie per le piccole e medie imprese».

Nel mirino, in particolare, due articoli che riguardano la riscossione (il 38) e la compensazione fra crediti e debiti con l’amministrazione fiscale (il 31). In sostanza, dal 1º luglio 2011 l’accertamento diventa esecutivo dopo 60 giorni; il termine di sospensione dell’atto impugnato, in attesa della pronuncia di primo grado è di soli 150 giorni (passerà a 300 secondo un emendamento del relatore Azzollini) a fronte dei 700 giorni mediamente necessari per ottenere una pronuncia. Questo, lamentano le imprese, significa che il contribuente sarà costretto a pagare gli importi richiesti dal fisco, pur essendo ancora in attesa di sentenza. «Ciò non è accettabile», affermano le associazioni imprenditoriali, che chiedono che la sospensiva duri almeno fino alla pronuncia di primo grado.

La seconda misura che desta allarme fra gli imprenditori è il divieto di effettuare compensazioni fra crediti e debiti fiscali in presenza di accertamento, anche di importo molto modesto (1.500 euro). Si può anche accettare il divieto di compensazione, ma solo quando vi sia «piena certezza del debito fiscale», cioè quando il debito è iscritto a ruolo definitivo. Inoltre le sanzioni previste nel caso di violazione del divieto sono «del tutto sproporzionate» (il 50% dell’importo indebitamente compensato). Si tratta di norme, concludono le imprese, che daranno luogo a infiniti contenziosi, anche di tipo costituzionale.

Oggi è il giorno della verità per la manovra economica al vaglio della commissione Bilancio del Senato. Il «sì» al testo emendato dal relatore è previsto fra stasera e domattina, e sono ancora aperte alcune questioni, in particolare il taglio alle risorse per le Regioni per 4 miliardi nel 2011 e 4,5 miliardi per ciascuno dei due anni successivi. L’unica concessione è la «flessibilità»: le riduzioni di spesa saranno ripartite «secondo criteri e modalità stabiliti nella Conferenza Stato-Regioni», dice il nuovo testo. «La manovra va cambiata, il presidente del Consiglio deve incontrarci», dice però il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. Non si esclude che l’incontro possa aver luogo in questi giorni, fra oggi e mercoledì.

Per quanto riguarda gli altri temi caldi, dai tagli alle tredicesime all’adeguamento delle pensioni all’attesa di vita (il «refuso»), questa la situazione: salve le tredicesime di tutto il comparto sicurezza e dei magistrati; i pensionamenti si adeguano alle aspettative di vita dal 2015 (ma senza toccare il limite dei 40 anni di contributi); le donne dipendenti della pubblica amministrazione andranno a riposo a 65 anni; vengono tagliati 87 milioni di euro ai patronati; resta l’innalzamento all’85% la soglia di invalidità, dal quale

saranno però escluse la patologie più gravi; viene prorogata al 20 dicembre la sospensione degli adempimenti fiscali in Abruzzo; il 30% dei risparmi del settore scuola potrà essere destinato alle retribuzioni dei professori.

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