Politica

Finanziaria senza fine: l’Unione cambia ancora

Domani scade il termine per gli emendamenti. Rifondazione chiede di abolire il ticket sanitario, Mussi insiste per i fondi alla ricerca

da Roma

Nessuno riesce a tenere più il conto delle versioni. Ma è certo che il testo della Finanziaria in aula al Senato a metà dicembre (dal 4 si voterà in commissione Bilancio) sarà ancora una volta diverso da tutte le stesure precedenti. Dunque anche da quella licenziata dalla Camera poche settimane fa. «Lavoreremo per migliorarla ancora di più», abbozza edulcorando il leader ds, Piero Fassino. «Ci sono spazi per migliorarla, anche parecchio», esagera la capogruppo dei Verdi-Pdci, Manuela Palermi. Subito smentita dal sottosegretario all’Economia, Nicola Sartor, secondo il quale la coperta non si potrà allungare molto più di così e per la copertura «non ci saranno voci eclatanti, ma piccole poste per arrivare a coprire le diverse esigenze, sia nuove entrate che tagli».
Ieri il «cantiere» della Finanziaria è stato inaugurato a Palazzo Madama dalla prima riunione della «cabina di regia» (la prossima è prevista domattina), cui hanno partecipato i ministri Chiti e Letta assieme ai sottosegretari all’Economia, Grandi e Sartor, e ai capigruppo dell’Unione di Camera e Senato. Molte le correzioni in ballo: dal vertice, nel quale si è discusso soprattutto di metodo, è emerso che si potrà contare su ulteriori risorse per 300-400 milioni di euro. Budget che rischia di essere troppo «stretto», difatti l’Unione chiede di aumentarlo. Tra i nodi accantonati alla Camera ci sono infatti l’aumento delle risorse per la ricerca, incentivi fiscali per le piccole imprese, l’integrazione dei fondi per la sicurezza, la stabilizzazione dei precari della scuola. Rifondazione chiede anche l’eliminazione del ticket sulla Sanità e la diminuzione delle spese militari. Tra le novità in arrivo l’istituzione delle «Siiq», Società per l’investimento immobiliare quotate, sul modello delle «Reit» americane e delle «Siic» francesi, che si propongono come volano finanziario per convogliare il risparmio sul settore immobiliare degli affitti. La norma, studiata dai tecnici del viceministro Visco, sarà introdotta con un emendamento alla Finanziaria e scatterà in contemporanea alla riforma delle rendite finanziarie.
Lo stesso presidente del Senato, Franco Marini, ha ufficializzato che «la Finanziaria non uscirà dal Senato così com’è entrata», indicando tra le priorità «la sicurezza del Paese e la ricerca». L’importanza di aumentare i fondi per la ricerca (richiesta spasmodica del ministro Mussi, perorata anche dalla senatrice a vita Levi-Montalcini, che ha già minacciato il suo non voto) è stata evidenziata anche dal ministro dell’Economia Tommaso Padoa-Schioppa. Il ministro dell’Economia, ieri a colloquio con Prodi e Visco a Palazzo Chigi, ha fatto notare come la ripresa della crescita «passa anche attraverso la costituzione e la valorizzazione di un capitale umano più ricco e più preparato».
I 3-400 milioni di euro in più rischiano di essere davvero insufficienti (le sole questioni lasciate irrisolte alla Camera «costano» all’incirca 600 milioni di euro). Per questo i gruppi di maggioranza sono in queste ore al lavoro per trovare nuove coperture. Domani scade il termine per la presentazione degli emendamenti (l’Unione ha deciso che saranno presentati e votati in commissione solo quelli condivisi da tutti i gruppi), venerdì quello per i sub-emendamenti.

«Il testo che verrà fuori dalla commissione Bilancio sarà la Finanziaria del Senato», ha sottolineato la presidente dei senatori ulivisti, Anna Finocchiaro.

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