nostro inviato ad Amburgo
«Sì, certo, facciamo parte a pieno titolo del Big Club, il gruppo esclusivo dei protagonisti della cantieristica mondiale. Ma nessuna posizione, oggi, può considerarsi acquisita a tempo indeterminato. Anche per questo siamo presenti qui, alla Fiera di Amburgo, ma soprattutto siamo sempre pronti a sviluppare il nostro ambito operativo dovunque ci siano le condizioni. Nel Nord Europa, ad esempio...»: fa professione di legittimo orgoglio, ma anche di realismo, lamministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, nello spazio espositivo allestito dalla società allinterno di Smm, la rassegna più importante, a livello internazionale, di «tutto quanto fa shipping». Come dicono i tecnici: dal bullone al transatlantico, alle portacontenitori giganti da 14mila teus (lunità di misura convenzionale che corrisponde al container da 20 piedi). E Fincantieri non poteva mancare allappuntamento biennale che riunisce 1669 operatori, nessuno escluso fra quelli che contano in un mercato in vigorosa espansione. Su 75mila metri quadrati di spazi, distribuiti su due piani e in 13 padiglioni a poca distanza dal centro della città anseatica, sono rappresentati oltre 50 Paesi. E i loro «ambasciatori tecnici» - molto professionali, al di là dei boccali di birra che, per evidente dovere di ospitalità, sono in grado di assorbire senza che la lucidità venga meno - non si risparmiano: giacca, cravatta, qualche concessione (limitata) al casual di tendenza, tutti utilizzano a tempo pieno i quattro giorni nella «Messe» di Amburgo per spiegare, sorridere e soprattutto stringere contatti e firmare contratti. In questo quadro, si muove con disinvoltura e lentusiasmo di un ragazzo il presidente di Fincantieri, Corrado Antonini, poliglotta e forte di consolidati rapporti damicizia tessuti in tanti anni di frequentazione del settore ai massimi livelli. È lui a sottolineare le «rotte» della società: «Chi si ferma è perduto - ricorda subito a chi fa professione di ottimismo di maniera -. Siamo soddisfatti dei risultati raggiunti, ma guardiamo avanti. Dobbiamo immaginare la nostra azione da qua ai prossimi dieci anni. Ecco perché il Nord Europa ci interessa».
Il richiamo è alla recente acquisizione del 21 per cento dei cantieri Lloyd Werft di Bremerhaven, un passato glorioso e un futuro che passa attraverso la ristrutturazione societaria affidata a tre soci e 480 dipendenti che si occupano di riparazioni e trasformazioni - Costa Vittoria e Pride of America, tanto per dire - ma anche di nuove costruzioni: «Stiamo realizzando - spiega ancora Bono - unottima sinergia per arrivare alla piena integrazione delle strutture, anche perché la prospettiva è quella di salire al 51 per cento delle quote entro il 2008. Ovviamente, dopo attenta e scrupolosa verifica delle condizioni operative». La presenza così a Nord significa - aggiunge Antonini - pensare a «realizzare navi specifiche, adatte a navigare in un mare che per alcuni mesi allanno è ghiacciato». E questo comporta indubbiamente una duttilità particolare, frutto di unesperienza e di una capacità tecnica riconosciuta. «La nostra forza è articolata - ribadisce sorridendo lamministratore delegato di Fincantieri, mentre osserva nello stand una versione del motore Isotta Fraschini montato sui velocissimi off shore -. È chiaro che ci basiamo sul nome, che conta, ma anche sulla qualità e laffidabilità del prodotto. Il rispetto dei tempi di consegna è essenziale, lo determiniamo con assoluta precisione. E poi, viene il prezzo, assolutamente competitivo». Ingredienti che pesano, nellacquisire commesse, nel momento in cui la concorrenza è spietata. Basta considerare lo spazio occupato alla Fiera di Amburgo dai cinesi: un«invasione». A questi - ai coreani, e a tutti gli altri, agguerritissimi - Fincantieri vuole continuare a rispondere con la sostanza e le idee chiare. «A tutto campo» insiste Bono.
(1 - continua)
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