Fine di un’alleanza storica

RomaUn’alleanza «storica» che non viene rinnovata. Semplificando, un pezzo di sinistra che se ne va dall’altra parte. Precisazione d’obbligo: si tratta di un ribaltone limitato a una regione piccola, anzi alla regione più piccola d’Italia. Ma la rilevanza politica c’è tutta, perché l’Union Valdôtaine, partito che fonda la sua identità anche sulla Resistenza, alle elezioni comunali di Aosta si alleerà con il centrodestra e metterà così fine a un’era lunga sessant’anni, durante la quale la città - e quindi tutta la regione a statuto speciale - è stata ininterrottamente legata alla sinistra.
Nel capoluogo della regione italiana di lingua francese, dal Dopoguerra si sono succeduti sindaci di sinistra. Prima Pci e Psi, poi del mouvement, che nel frattempo è diventato il partito di maggioranza assoluta, un po’ come l’Svp nel Sudtirolo. Tra un mese e mezzo la situazione potrebbe cambiare radicalmente.
Dubitativo d’obbligo perché la decisione finale non è stata ancora presa. Non c’è il candidato sindaco, né l’ufficializzazione della nuova alleanza, però la strada è stata tracciata mercoledì dal Conseil Féderal, parlamentino dell’Unione, che ha dato mandato all’esecutivo del partito di chiudere un accordo con il Popolo delle libertà e con la Lega Nord. Il nome del candidato primo cittadino dovrebbe essere deciso velocemente, anche perché il termine per le liste scade il 21 di aprile. Si voterà il 23 maggio.
La decisione è stata sofferta. Ieri il vertice dell’Uv - partito territoriale che include tendenze politiche sia di centrodestra sia di centrosinistra - era impegnato in riunioni e nessuno nel vertice si è sbottonato. Mercoledì, il presidente Ego Perron ha ribadito che la strategia del partito rimane quella del «né a destra né a sinistra e, per usare una metafora calcistica - ha aggiunto - posso dire che manteniamo la stessa squadra, cambiando solo l’ala».
Infuriati gli ex alleati del Pd. Il gruppo della sinistra, che riunisce consiglieri democratici e del Psi, ha giudicato la scelta dell’Unione «un grave errore» perché rompe «un’alleanza che si fonda sulla storia democratica di Aosta». Il Pd ha accusato l’Uv di avere preso la decisione «senza coinvolgere i cittadini, pensando unicamente agli interessi di potere che si giocano in Consiglio regionale».
Soddisfatti, e in trepida attesa, gli esponenti locali del centrodestra, sicuri che quella tra l’Uv e la sinistra sia una rottura vera. «Nel nostro piccolo è una svolta storica - ha commentato Alberto Zucchi, coordinatore vicario del Pdl, sicuro che il mandato conferito all’esecutivo dell’Uv si concluderà con il sì all’alleanza -. Difficile che tornino indietro, ci sono tutti i presupposti per chiudere. L’importante è che tutte le parti in causa ottengano il giusto riconoscimento». È un cambiamento «che ha una rilevanza sia a livello nazionale sia locale. Per noi è prioritario il rilancio della città di Aosta».
Che nella decisione dell’Uv ci siano anche strategie nazionali è chiaro. La regione e il movimento autonomista devono giocare la partita del federalismo fiscale e intendono farlo assicurando alla maggioranza collaborazione fattiva.

Da vedere, invece, se la scelta per Aosta avrà delle ripercussioni anche in Regione. Le elezioni sono in programma per il 2013, ma i nuovi equilibri del capoluogo potrebbero farsi sentire anche all’interno del consiglio in carica.

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