Fine dell’incubo: liberati nel Mali Cicala e sua moglie

Dopo quattro mesi drammatici trascorsi nelle mani dei terroristi islamici di Al Qaida, i coniugi Cicala sono liberi. Lo ha confermato ieri sera il nostro ministero degli Esteri. Sergio Cicala e Philomène Kabouré sono stati rilasciati nel Mali, uno Stato confinante con la Mauritania dove erano stati sequestrati lo scorso 19 dicembre. Mancano al momento informazioni certe sulle circostanze della liberazione. Fonti diplomatiche sottolineano la delicatezza della trattativa e il ruolo fondamentale svolto dai contatti posti in essere dagli italiani nei Paesi della regione.
Sergio Cicala, 65 anni e Philomène Kabouré, 39 anni, erano stati rapiti il 19 dicembre scorso in Mauritania. I due vivono a Carini (Palermo). Al momento del sequestro i due si trovavano a bordo di un fuoristrada in Mauritania. La coppia è stata fermata da un gruppo di uomini armati mentre si trovava sulla strada che collega il villaggio di Kobeny con il vicino Mali. Il pulmino era stato recuperato dalla polizia locale crivellato di colpi. Due giorni dopo il rapimento le autorità di Nouakchott hanno arrestato Abderrahmane Ben Meddou, originario di una tribù del Mali, che avrebbe confessato di essere stato assoldato da Al Qaida del Maghreb islamico per «sorvegliare e localizzare» la coppia di italiani.
Il loro rapimento era stato rivendicato il 27 dicembre dalla stessa organizzazione. Secondo il responsabile del gruppo terroristico, Salah Abu Mohammed, il sequestro è stato «una risposta ai crimini compiuti dal governo italiano in Afghanistan e in Irak». Il primo ultimatum per concedere il rilascio degli ostaggi italiani era stato diffuso il 6 febbraio scorso. Si davano 25 giorni di tempo per la liberazione della coppia in cambio del rilascio dei suoi militanti prigionieri. Il 28 febbraio Cicala aveva rivolto un video messaggio chiedendo aiuto alle autorità italiane. L’audio attribuito a Cicala venne diffuso su Internet da Al Qaida. Nel video messaggio, l’ostaggio italiano appariva con immagine fissa inginocchiato. Alle sue spalle sei uomini armati e incappucciati.


Il ministro degli Esteri Franco Frattini si era impegnato in prima persona per il loro rilascio. Il capo della Farnesina era stato infatti in missione in Mauritania e Mali (11 e 12 gennaio) per assodare la cooperazione con le autorità locali.

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