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Fini attacca: Libia miope sull’immigrazione

Anche il presidente iraniano tiene famiglia. Mahmoud Ahmadinejad ha il vizietto di piazzare i parenti nei posti che contano, ma non sempre fila tutto liscio. La nomina del consuocero a vicepresidente ha sollevato l’ira degli ultraconservatori. Non per il nepotismo, ma perché il neonominato è troppo aperto con le donne e con Israele. Lo scorso anno Ahmadinejad ha dovuto silurare, a malincuore, il fratello Davoud, «ispettore speciale» del presidente perché interferiva in affari che non lo riguardavano. Ieri è trapelata la notizia, da un sito vicino ai riformisti, che il discusso presidente iraniano ha nominato il genero, Mehdi Khorshidi, a capo della sua segreteria. Il ragazzo ha sposato l’unica e amata figlia del presidente. L’aspetto più intrigante è che il padre del capo segreteria, Ahmad Khorshidi, era stato uno dei fautori della vittoria di Ahmadinejad nel 2005. Poi si è pentito e ha cominciato ad attaccare il presidente invitando a non votarlo il 12 giugno, come hanno fatto milioni di iraniani. Proprio Ahmad Khorshidi aveva criticato le «irresponsabili interferenze» del fratello di Ahmadinejad nel suo ruolo di ispettore speciale. Sembra che fabbricasse accuse contro chi gli stava antipatico. Nell’agosto dello scorso anno è stato costretto a dimettersi.
Ahmadinejad, nel suo precedente mandato, ha piazzato anche il nipote, Ali Akbar Mehrabian, come ministro dell’Industria. Un altro parente, Hossein Shobeiri, è stato messo a capo di un fondo governativo per promuovere il matrimonio. La grana più grossa gli è scoppiata in mano negli ultimi giorni con la nomina a vicepresidente del consuocero Esfandiar Rahim Mashaie. Considerato un «moderato», rispetto al presidente, ha fatto carriera in un battibaleno passando dalla Cultura e dal turismo al posto di numero due. Purtroppo agli amici radicali di Ahmadinejad il nuovo vicepresidente non va proprio giù. Ieri l’hojjat-ol Eslam Mohammad Taqi Rahbar, capogruppo dei clericali sciiti nel Parlamento iraniano, ha sentenziato: «Esfandiar Rahim Mashaie si deve dimettere, non vi sono altre soluzioni possibili». L’ultraconservatore ha sottolineato che «se il presidente Ahmadinejad insisterà sulla sua nomina intensificheremo le nostre proteste e andremo direttamente dalla Guida suprema (l'ayatollah Ali Khamenei, ndr), chiedendogli di intervenire».
Il consuocero del presidente è reo di aver partecipato ad una cerimonia dove le donne, in abiti tradizionali, adattavano il Corano alla musica. Un insulto per i duri e puri dell’islam. L’accusa più grave degli ultrà è che Rahim Mashaie ha dimostrato di essere troppo morbido con Israele. Tempo fa aveva osato dichiarare che era «amico del popolo israeliano, ma non del suo governo». Nessuno si scandalizza, invece, per la parentopoli iraniana. Secondo il sito riformista Mowj-e-sabz, Ahmadinejad avrebbe recentemente piazzato anche un altro parente, Mehrdad Bazrpash. Lui nega di avere legami familiari, ma il presidente lo ha voluto a capo dell’Istituto per le politiche giovanili in Iran.
Secondo alcuni analisti la nomina dei parenti dimostra che il discusso capo dello Stato si fida sempre più dei familiari e sempre meno di gente al di fuori del clan. Alcune personalità, come il suo ministro degli Esteri fino ad oggi, Manouchehr Mottaki, sarebbero indecisi se continuare o meno a stare al suo fianco. Anche gli altri leader dello scontro di potere in Iran confidano nei parenti. Mojtaba, il secondogenito di Khamenei, è il suo «delfino» e l’eminenza grigia dietro la dura repressione. Faezeh e Mehdi, i figli dell’ayatollah Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, hanno aiutato il padre nella «rivolta» anti Ahmadinejad. Il capopopolo delle manifestazioni di piazza, Mir Hossein Moussavi, ha un’alleata di ferro: la moglie Zahra Rahnavard.
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