Roma - Battesimo in sala Tatarella per la corrente finiana nel Pdl. I parlamentari presenti alla riunione alla Camera hanno firmato uno a uno il documento che si riconosce in Gianfranco Fini come rappresentante della componente interna al Pdl. Nel documento si spiega che viene data fiducia a Fini per esporre i temi avanzati in questi giorni alla direzione nazionale del partito. Già in 50, 36 deputati e 14 senatori, hanno firmato il documento. Ma altri parlamentari hanno annunciato la loro adesione. E, dopo la pubblicazione del documento contrario dei 76 ex aennini, Fini si lascia andare a un "credo che in cuor loro siano d’accordo con me ma ufficialmente non vogliono che si sappia...".
E Berlusconi riunisce i coordinatori Immediata contromossa del premier in vista della direzione del Pdl di giovedì. Iniziato a palazzo Grazioli il vertice tra Silvio Berlusconi i vertici del Pdl e lo stato maggiore leghista. "Non credo che sia una cosa che si può ipotizzare, non ha alcun senso". Così uno dei partecipanti al vertice Pdl-Lega a palazzo Grazioli riassume il giudizio dato "dai più" sull’ipotesi che Fini formi una corrente nel Pdl. "Le richieste dei finiani sembrano abbastanza confuse e annacquate in un documento che non pare straordinario". All’osservazione dei cronisti che facevano notare come non si potesse impedire la costituzione di una corrente, la stessa fonte replica: "Non gli si può impedire nulla, neanche di andarsene...". E alla domanda se Berlusconi avesse personalmente espresso un proprio giudizio, la risposta della fonte è stata negativa. La posizione del premier è quella di "wait and see" in attesa della direzione di giovedì.
L'idea Il Pdl "è un progetto politico riuscito solo in parte", il problema "non è di poltrone o di potere", la questione è che "c’è una scarsa attenzione alla coesione sociale del Paese" e il motivo è da ricondurre "al rapporto con la Lega". Inizia così la relazione di Gianfranco Fini agli esponenti ex An riuniti nella sala Tatarella di Montecitorio. Il presidente della Camera sottolinea soprattutto, riferiscono fonti parlamentari presenti, il tema delle riforme. "Mancano proposte precise" è il ragionamento della terza carica dello Stato.Le mosse "Un minimo di dignità era necessaria... Ci sono dei momenti in cui bisogna guardarsi allo specchio. Decidere se si è disposti a rischiare per le proprie idee. Questo è il momento" lo ha spiegato Fini parlando agli esponenti ex An. "Questa - ha aggiunto il presidente della Camera - è una fase complicata, non ce la facevo più a porre sempre le stesse questioni al presidente del Consiglio. Non ho intenzione di stare zitto né di togliere il disturbo". Poi cita Ezra Pound, direttamente dla Pantheon della destra: "Se un uomo non è disposto a lottare per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui".
No alle elezioni Fini spiega che assicurerà sempre lealtà al governo ma dice "ora si apre una fase nuova con un confronto aperto nel partito. E chi avrà più filo da tessere, tesserà...". Il presidente della Camera, riferiscono fonti parlamentari, esclude la strada delle elezioni. "È necessario - ha ragionato durante l’incontro - però un dialogo aperto". Fini è stato lungamente applaudito dai presenti nella sala Tatarella. Poi l'attacco a Berlusconi: "Come è possibile dire che Saviano con il suo libro ha incrementato la Camorra? Come si fa a essere d’accordo?". Nessuno nega che Berlusconi sia vittima di accanimento giudiziario, ma a volte dice delle cose sulle quali è difficile convenire..." osserva la terza carica dello Stato.
Problemi politici Fini spiega anche che alla base dei contrasti con Berlusconi vi sia un problema Tremonti. "Non è la riproposizione della polemica con il ministro dell’Economia" dice Fini. Per l’ex leader di An "Berlusconi pensa che ci siano delle incomprensioni, invece il problema è solo politico. Ci sono punti di vista diversi tra me e il premier" osserva ancora il presidente della Camera. "Se giovedì usciremo con un’ampia maggioranza sul documento del presidente nel Consiglio, ma con una pattuglia minoritaria in polemica con la maggioranza significa che ci sarà un confronto aperto. Comincerà una fase nuova. Il problema - aggiunge ancora Fini - che si porrà sarà: il dissenso interno può esistere o siamo il partito del predellino? Sarà il momento della verità, un momento anche delicato" conclude Fini. Per la terza carica dello Stato, quindi, "la fase del 70 a 30 è finita. Spero che Berlusconi accetti che esista un dissenso, vedremo quali saranno i patti consentiti a questa minoranza interna".
Il rapporto con la Lega "La Lega è un alleato strategico, importante e leale, ma oggi nessuno può dire che non sia diventata il dominus della coalizione". Parlando ai parlamentari a lui vicini Fini ha affrontato così il cuore politico del suo dissenso rispetto a Berlusconi. "Dobbiamo discutere del ruolo che ha assunto la Lega, e del ruolo del nostro partito: c’è stata scarsa attenzione alle questioni sociali, il sud è scomparso dall’agenda politica. Tutti temi che invece un grande partito nazionale come il Pdl deve affrontare". E invece lo stato attuale del partito "non è in sintonia con il progetto iniziale".
Ma in 76 scrivono contro Documento degli ex di An contrari alla proposta politica di Fini: 42 deputati e 33 senatori, oltre al sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Tra i firmatari Maurizio Gasparri Ignazio La Russa, Altero Matteoli e Giorgia Meloni. "Siamo fermamente convinti - scrivono gli anti-finiani - che il Pdl rappresenti una scelta giusta e irreversibile. Vogliamo contribuire ulteriormente a rafforzare il Pdl, restando all’interno del partito. L’unità del Pdl, il bipolarismo, il rafforzamento della democrazia interna, i valori della destra, la modernizzazione dell’Italia attraverso una forte agenda di riforme, sono obiettivi e contenuti che quanti provengono dall’esperienza di An, decisiva per l’affermazione del centrodestra e per la nascita del Pdl, ritengono prioritarie ed essenziali".
Tensione tra i finiani Farefuturo proclama che "disobbedire è morale". Ma tra i finiani, sull'orlo della "scissione morbida" all'interno del Pdl, ci sono parecchie divergenze di vedute.
Roberto Menia che accusa platealmente Italo Bocchino in Transatlantico, Amedeo Laboccetta che rilascia dichiarazioni di fuoco sempre contro il vicepresidente dei deputati Pdl: il clima tra i finiani, a pochi minuti dalla riunione in sala Tatarella, non è proprio quello di una rimpatriata tra vecchi amici.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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