Fini: «La Turchia è pronta per i negoziati di adesione allUe»
7 Settembre 2005 - 00:00Il ministro degli Esteri: «Porre altre condizioni sarebbe un errore». Ma il premier Erdogan è pessimista
da Atene
Il premier turco Tayyip Erdogan subito dopo la vittoria elettorale aveva scherzato sul fatto che l'ingresso di Ankara nell'Unione europea potesse essere «un matrimonio cattolico», di quelli che durano per sempre. A un mese dall'apertura dei negoziati per l'adesione delle Turchia all'Ue, Erdogan teme però che alcuni Paesi europei possano «sedere al tavolo delle trattative e dire semplicemente rimaniamo amici».
Fare parte dellEuropa: una meta che la Turchia accarezza da decenni, ma questo «sogno» sta sfumando man mano che diventa sempre più chiaro il fatto che molti Stati europei non siano disposti ad accettare nell'Unione un grande Paese musulmano. E alcuni dirigenti turchi hanno lasciato intendere che potrebbero anche abbandonare il tavolo delle trattative. «Abbiamo rispettato tutto quello che ci è stato richiesto da Copenaghen, tutto è stato realizzato - aveva detto Erdogan durante la sua visita in Italia lo scorso 2 settembre -. Siamo tra gli Stati più pronti per entrare nellUnione europea. Chi si aspetta altre cose da noi si sbaglia».
Il premier Silvio Berlusconi in quelloccasione aveva confermato il sostegno dellItalia alle aspirazioni di Ankara. Sostegno rinnovato ieri anche dal ministro degli Esteri Gianfranco Fini in visita ad Atene. «La Turchia ha già soddisfatto tutti i requisiti per lavvio dei negoziati - ha affermato Fini al termine dellincontro con il capo della diplomazia greca Petros Molyviatis -. Porre qualunque altra condizione sarebbe un errore». Insomma, Ankara è pronta per cominciare i colloqui di adesione allUnione europea. «Nello stesso tempo - ha però aggiunto il nostro vicepremier - Ankara deve essere consapevole che il problema del riconoscimento di Cipro è, in prospettiva, ineludibile».
Linizio dei negoziati è previsto per il 3 ottobre, anche se negli ultimi tempi il governo francese aveva sostenuto la necessità che la Turchia definisse la sua posizione su Cipro prima dei colloqui. Ma la scorsa settimana il ministro degli Esteri francese Philippe Douste-Blazy ha lasciato intendere che Parigi congelerà la sua posizione: «Non è nostra intenzione innescare una crisi». La Francia era stata chiamata indirettamente in causa da Berlino, sostenitrice dalla prima ora dellingresso turco nellUe.
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