Cagliari - Al sesto giorno, il Milan si riposò. E ricavò dal viaggio a Cagliari, contro l'ultima della classe, rimasta dietro la lavagna con le orecchie di cartone fino a ieri sera, la miseria di un punticino. Che rispetto agli altri tracolli avvenuti nella prima domenica di ottobre, Juventus e Roma cioè, rappresenta un brodino. Il punto è che tra l'apertura frizzante concessa al Cagliari (un palo «pizzicato» da Fini su deviazione involontaria di Maldini) e l'affondo finale di Conti, è proprio il Cagliari a rischiare di regalarsi tre punti di grande soddisfazione, mentre il celebre trio brasiliano resta quasi a guardare, come le famose stelle. È il primo pareggio della stagione per Ancelotti e forse non è il caso di allestire processi fuori luogo. Arriva dopo cinque successi consecutivi (tra campionato e coppa Uefa) e di sicuro tradisce la dimensione attuale dei rossoneri che non sono ancora un'armata calcistica, dispongono di grandi provviste anche in panchina (ieri sera Inzaghi e Shevchenko, per esempio) ma non ancora dotate della condizione fisica e dello sprint necessario per imporsi in certe circostanze. Come Abbiati, anche il suo dirimpettaio Marchetti si guadagna il gettone con una serie di buoni interventi che testimoniano la tenuta stagna della difesa cagliaritana. Nel confronto a distanza vince il duello.
Nel suo piccolo, il Cagliari si procura una partenza eccitante apparecchiando almeno due occasioni golose per saltare in groppa al Milan e meritarsi un pizzico di gloria. Succede in apertura a Fini (tiro-cross deviato da Maldini sul palo lontano di Abbiati senza che nessuno sia lesto e posizionato meglio) e a metà della prima frazione a Larrivey, l'argentino isolato goleador degli isolani fermo a quota uno che non è francamente granché. Parte in sospetto fuorigioco, d'accordo, Jankulovski si ferma come sui campetti di periferia, va bene, ma l'argentino può preparare il destro al volo che risparmia la vita ad Abbiati e prende di mira gli incolpevoli spettatori della curva. Se l'attacco di Allegri non produce granché forse la colpa non è del giovane allenatore. Del Milan non ci sono tracce significative se non su una combinazione ispirata dal solito Kakà, finito nel taccuino di Rosetti per il primo fallo commesso su un rivale e dopo averne subiti un bel numero: cose che capitano solo nel nostro torneo. La sua accelerazione prende di sorpresa la difesa cagliaritana fatta a fette ma l'assist per l'accorrente Ambrosini viene sprecato in modo vistoso dal centrocampista ignorato dal ct Lippi per motivi anagrafici, non per altro.
Appena prova a cambiare marcia, e questo avviene nella ripresa, il Milan schiaccia il Cagliari nella sua metà campo consegnandosi all'inevitabile contropiede, senza trovare gli sbocchi che sono necessari. Ronaldinho, per esempio, si fa ammirare per un paio di dribbling volanti a centrocampo che possono divertire la platea, fanno imbizzarrire Daniele Contin e nulla più. Più utile un bel servizio per Pato, con deviazione aerea del giovin brasiliano, domata dal portiere.
Neanche l'arrivo dei rinforzi dalla panchina di Ancelotti funziona: Shevchenko e Inzaghi hanno a disposizione venti minuti scarsi per riuscire a imporre la loro nota confidenza con il gol. Anche perché il Milan gioca solo in un modo che non è congeniale a Sheva ma solo a Pippo: cioè con lanci per l'area, oppure con assalti all'arma bianca nei quali si distingue Ambrosini. Se poi Kakà, nell'occasione, non trova lo spazio indispensabile per prendere di mira la porta, allora il Milan resta al palo del suo primo zero a zero della stagione. E da metà classifica, al pari con la Fiorentina risorta a Verona, non può considerare concluso l'inseguimento. Anzi, sembra ricacciato indietro addirittura.
E in ritardo con le aspettative e le ambizioni della real casa. Dopo la sosta, possono tornare un bel po' di titolari, da Nesta a Borriello, e forse la musica è destinata a cambiare. Ma l'esito di Cagliari lo dice chiaro: il Milan è ancora febbricitante.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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